lunedì 20 maggio 2013

Figlio



A mio cugino che è diventato babbo.
A mia futura cognata che è diventata mamma.
A mia mamma, la migliore delle mamme.

Ti costruirò mani di acciaio per scalare le montagne più dure.
Ti cucirò vestiti robusti che resistano ad ogni tempesta,
perché il tuo corpo non debba mai soccombere quando il vento soffia forte.
Donerò ai tuoi occhi la profondità e farò conoscere al tuo cuore
le meraviglie che ti abitano intorno.
Ti insegnerò a comprendere anche quando non c’è nulla da comprendere.
Non soltanto perché ti servirà ad essere più indulgente con gli altri,
ma perché ti aiuterà a farti meno male.
Ti dirò che solamente parlando si risolvono le crisi e che la violenza
può muovere esclusivamente nuova violenza.
Ti farò conoscere quanto sono importanti le parole
e tu imparerai a riempire di sostanza ogni tuo discorso.
Solo quando lo vorrai, ti concederai il lusso di dire delle sciocchezze.
Ben sapendo, però, che le stai dicendo.
Ti racconterò che non esiste solo il bene, ma che col bene
si costruiscono i legami più solidi.
Fabbricherò un’armatura che ti protegga da ciò che ti procura dolore,
ma farò in modo che, anche tolta quella,
tu abbia tutti gli strumenti per non aver paura.
Resterò al tuo fianco ogni giorno.
Ma saranno giorni in cui fonderò le basi per la tua indipendenza,
poiché nel trovarti da solo, non dovrai mai sentirti perso.
Lascerò che sbagli e non ti darò le soluzioni neanche quando le conoscerò.

Ti insegnerò a capire che la tua serenità non può dipendere da fattori esterni,
perché soltanto in te esiste la chiave per essere sereno.
Ma ora vieni qua, amore.
Ora che ancora sei bambino e posso stringerti forte al cuore senza sentirmi sciocca.
Ora che la tua spensieratezza è soltanto mia e di nessuno più.
Ora che posso vederti correre e giocare tutto il tempo.
Ora che i tuoi sorrisi mi restituiscono il senso delle mie giornate.
Vieni, bambino mio.
Siediti sulle mie ginocchia e ascolta la favola che ti piace tanto.
Domani crescerai e ti mancheranno tempo e voglia di ascoltarla.
Ed io, che disperatamente vorrei fermare il mondo in questo istante,
ti prometto che saprò lasciarti scendere quando sarai stanco
e che non mi arrabbierò
se un giorno sulle mie ginocchia avrai pudore di salire.
Adesso, però, resta un po’ di più.

Serena Santorelli

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