martedì 15 aprile 2014

Il passato è una fionda.


Tutto è passato tuttavia non tutto se n'è andato. Molti momenti restano e il ricordo delle sensazioni, delle inquietudini, dei sentimenti ritorna ad accendersi come negli istanti in cui li ho provati.
Il vuoto che mia zia ha lasciato non se n'è andato, per esempio. Quando ho toccato con le mie mani le sue mani, fredde e prive di linfa vitale, avrei voluto infonderle il mio calore seguendo l'illusoria immaginazione che un flusso di energia termica potesse ridonarle la vita, potesse farla ritornare a me, a noi. L'avrei voluta lì accanto, come lo è sempre stata, il giorno della mia laurea: non se lo sarebbe perso il mio arrivo al traguardo. Guardo la sua foto che mi restituisce il suo sguardo, tenero e dolce, paziente e servizievole. Chissà, magari c'era quel giorno anche se non l'ho potuta abbracciare, toccare, stringere.
La presenza e la pazienza, la dolcezza e l'amore dei miei genitori e di Luca è il regalo più grande che il Signore mi abbia donato. E questo fa parte del passato su cui si regge il presente e attraverso il quale si può immaginare il futuro. Il passato è la fondazione della nostra casa che è il presente. Senza amore e senza continuità di affetti non siamo persone, non siamo persone in grado di sognare, immaginare, progettare.
Il passato è una fionda. È quell'elastico che ci proietta al di là del limite presente: quanto più lontano andiamo tanta più forza abbiamo impresso nel nostro elastico. Si tratta della forza che le persone accanto a noi ci danno, la forza del loro affetto, della loro vicinanza, del loro amore.
Il passato è una fionda, tutto è passato.

Sunwand

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