Ultimi scampoli d'estate. Si ammainano gli ombrelloni sulle
spiagge, mentre in montagna si vanno diradando gli escursionisti sui sentieri.
Settembre, andiamo: è tempo di rientrare. Per milioni di italiani le ferie 2002
entrano nell'album dei ricordi. Si torna ai ritmi consueti, i più con la pelle
abbronzata e il fisico ritemprato. Con quali sentimenti nel cuore?
C'è chi - orfano di giornate in cui ha dato sfogo a sogni e
passioni con l'unico obiettivo di trasgredire le regole della "vita
normale" - vive il controesodo come l'inabissarsi in un tunnel grigio dal
quale riemergerà solo tra una dozzina di mesi, quando di nuovo prenderà il volo
per evadere dal "logorio della vita moderna".
Ci sono coloro i quali
considerano il lavoro la vita: per costoro la vacanza non è altro che una
parentesi nel ritmo ordinario, necessaria per ricaricare il turbo e rituffarsi
nell'arena di tutti i giorni.
Preferiamo pensare che i nostri lettori siano tra quanti
durante le ferie hanno sperimentato la dolcezza dell'ozio consapevole, la gioia
del tempo vissuto come regalo, un'occasione propizia per godersi, in pace, senza
l'assedio dell'orologio, tante cose che durante l'anno abitualmente ci sono
negate: siano esse la passeggiata romantica lungo il mare, la partita a pallone
con gli amici, un'allegra tavolata o una silenziosa contemplazione delle stelle
nella notte d'agosto. Ebbene: per quanti hanno assaporato di nuovo la bellezza
e l'autenticità delle relazioni (con se stessi, con Dio, con la fidanzata, il
marito, gli amici, la natura.), la sfida sta nel non archiviare tutto come se
fosse un'eccezione alla regola. Le cose che contano non sono optional di cui ci
si possa privare a cuor leggero. E se in vacanza ci siamo accorti di quanti
momenti belli, di quante cose nobili abitualmente ci priviamo sapendo che sono
tali, beh. forse è tempo di far marcia indietro.
Ha scritto Abraham Joshua Heschel in un libro ("Il
sabato") che è un classico sul tempo: "La gente conosce il tempo dal
punto di vista professionale, ma non lo conosce intimamente. Dobbiamo decidere
se accogliere un giorno come una sposa o come un servo; come una regina o come
una strega".
Sappiamo tutti che quando l'orologio sociale ricomincia a
scandire i suoi colpi il pericolo è di trattare il tempo come
"servo", in chiave esclusivamente utilitaristica. Così come siamo
perfettamente consci che quando l'agenda torna a riempirsi di appuntamenti, gli
spazi del gratuito tendono a restringersi, lo stress rifà irrimediabilmente
capolino e tutto diventa più complicato.
Maestro in umanità, Giovanni Paolo II, domenica scorsa
all'Angelus ha mostrato di ben conoscere le insidie del momento: "Il
ritorno alla vita ordinaria non è sempre facile, anzi, può talvolta comportare
alcune difficoltà di riadattamento agli impegni quotidiani. È però nella
"ferialità" che siamo chiamati a conseguire la maturità della vita
spirituale che consiste proprio "nel vivere in modo straordinario le cose
ordinarie".
L'invito è a osare: se in vacanza ci è stata data la
possibilità - almeno per qualche ora - di assaporare la "dimensione
contemplativa della vita", è questo il momento di provare a travasarla nel
quotidiano.
Operazione ardua, inutile nasconderlo. Ma guai a non provarci.
Gerolamo Fazzini