mercoledì 30 novembre 2011

Etty Hillesum



Nata nel 1914 in Olanda da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum muore ad Auschwitz nel novembre del 1943. Ragazza brillante, intensa, con la passione della letteratura e della filosofia, si laurea in giurisprudenza e si iscrive alla facoltà di lingue slave; quando intraprende lo studio della psicologia, divampa la seconda guerra mondiale e con essa la persecuzione del popolo ebraico. Durante gli ultimi due anni della sua vita, scrive un diario personale: undici quaderni fittamente ricoperti da una scrittura minuta e quasi indecifrabile, che abbracciano tutto il 1941 e il 1942, anni di guerra e di oppressione per l’Olanda, ma per Etty un periodo di crescita e, paradossalmente, di liberazione individuale.

Sotto l’aspetto vivace e spontaneo, Etty è profondamente infelice: in preda a sfibranti malesseri fisici, scopre a poco a poco che questi sono in relazione con tensioni di ordine spirituale. Forse anche a seguito di carenze educative e vuoti affettivi dovuti al burrascoso matrimonio dei suoi genitori, in quel periodo Etty vive relazioni sentimentali complicate, che la lasciano “lacerata interiormente e mortalmente infelice”.
Dopo tanti errori, finalmente l’incontro decisivo con uno psicologo ebreo tedesco, Spier, molti anni più anziano di lei, che si rivela ben più di un terapeuta: attraverso le contraddizioni di una relazione complessa, inizialmente anche ambigua, egli la guida in un percorso di realizzazione umana e spirituale. L’aiuta a conoscere e ad amare la Bibbia, le insegna a pregare, le fa conoscere S. Agostino ed altri autori fondamentali della tradizione cristiana: sarà per Etty un mediatore fra lei e Dio. Seguendo quindi un proprio itinerario, Etty matura una sensibilità religiosa che da’ ai suoi scritti una grande dimensione spirituale.

La parola “Dio” compare anche nelle prime pagine del diario, usata però quasi inconsapevolmente, come spesso accade nel linguaggio quotidiano. A poco a poco però Etty va verso un dialogo molto più intenso con il divino, che percepisce intimo a se stessa:
Quella parte di me, la più profonda e la più ricca in cui riposo, è ciò che io chiamo Dio”.

Ormai libera dagli errori del passato, si avvia sulla strada del dono di sé a Dio ed ai fratelli, nel suo caso il popolo ebraico, la cui sorte sceglie di condividere pienamente.
Lavora per un breve periodo in una sezione del Consiglio Ebraico di Amsterdam. Grazie a ciò, nel 1942, avrebbe avuto la possibilità di aver salva la vita, invece sceglie di non sottrarsi al destino del suo popolo. Quasi subito chiede il trasferimento a Westerbork, il campo di "smistamento" dove transitarono migliaia di ebrei olandesi in attesa di deportazione e quindi si avvia al campo di sterminio con gli altri ebrei prigionieri: è infatti convinta che l’unico modo per render giustizia alla vita sia quello di non abbandonare delle persone in pericolo e di usare la propria forza interiore per portare luce nella vita altrui.
Lavora nell'ospedale del campo - con alcuni rientri ad Amsterdam - dall'agosto 1942 al 7 settembre 1943, data in cui Etty, suo padre, sua madre e Misha furono caricati sul treno dei deportati diretto in Polonia. Morì ad Auschwitz il 30 Novembre 1943.

Quando Etty inizia la stesura del diario la guerra era nel pieno del suo svolgimento, e il cerchio cominciava a stringersi intorno agli ebrei olandesi: erano costretti a brutali restrizioni, radunati nel ghetto di Amsterdam, poi inviati nei campi di "smistamento" in un'attesa più o meno lunga di deportazione nei campi di sterminio. Questo fu il contesto in cui Etty visse e in qualche modo comunicò a chi le stava intorno l'atteggiamento affermativo assoluto verso la vita, oltre ogni pessimismo, che la rese, come lei stessa si definì, "il cuore pensante della baracca".

I sopravvissuti del campo hanno confermato che Etty fu fino all’ultimo una persona “luminosa”.
Al momento della sua partenza definitiva per il campo di sterminio Etty, che presagisce la fine, chiede ad un’amica olandese di nascondere i suoi quaderni e di farli avere ad uno scrittore di sua conoscenza, a guerra finita.

I manoscritti, così difficili da decifrare a causa della grafia, passano così per anni da un editore all’altro, senza che nessuno ne intuisca l’importanza, fino a che nel 1981 giungono nelle mani dell’editore De Haan che, pubblicandoli, finalmente riporta alla luce la storia di Etty Hillesum, permettendo così ai lettori di tutto il mondo di conoscere la ricchezza di un’esperienza interiore che, anche di fronte alla sofferenza estrema, sa lodare la vita e viverla con pienezza di senso.

fonte:

1 commento:

  1. Ho deciso di pubblicare questi post nell'anniversario della sua morte, il 30 novembre 1943

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