giovedì 31 gennaio 2013

Non a destra, non a sinistra, non al centro ma in alto



Direte che non c’è un alto in politica e che, se mai, vale quanto la destra, la sinistra, il centro. Nominalismo mistico in luogo di un nominalismo politico: elemento di confusione non di soluzione.

E’ vero che una nuova strada non cambia nulla se l’uomo non si muove con qualche cosa di nuovo, e che un paese può andare verso qualsiasi punto cardinale e rimanere qual è. Ma se gli italiani fossero d’accordo su questo fatto, la fiducia, della tonomastica parlamentare sarebbe felicemente superata.

Fa comodo ai neghittosi credersi arrivati per il solo fatto di muoversi da destra invece che da sinistra. Saper la strada o aver imbroccato la strada giusta non vuoi dire camminarla bene o aver raggiunto la méta.

Il fariseismo rivive in tanti modi e temo che questo sia uno dei più attuali.

La giustizia è a sinistra, la libertà al centro, la ragione a destra. E nessuno chiede più niente a se stesso e incolpa gli altri di tutto ciò che manca, attribuendosi la paternità di ogni cosa buona.

Non dico che siano sbagliate le strade che partono da destra da sinistra o dal centro: dico solo che non conducono, perché sono state cancellate come strade e scambiate per punti d’arrivo e di possesso.

La sinistra è la giustizia - la destra è la ragione - il centro libertà. E siamo così sicuri delle nostre equazioni, che nessuno s’accorge che c’è gente che scrive con la sinistra e mangia con la destra: che in piazza fa il sinistro e in affari si comporta come un destro: che l’egoismo di sinistra è altrettanto lurido di quello di centro, per cui, destra, sinistra e centro possono divenire tre maniere di «fregare» allo stesso modo il Paese, la Giustizia, la libertà, la Pace.

L’alto cosa sarebbe allora?

Una destra pulita, una sinistra pulita, un centro pulito, in virtù di uno sforzo di elevazione e di purificazione personale che non ha nulla a vedere con la tessera.

Come ieri per la salvezza non contava il circonciso né l’incirconciso, così oggi non conta l’uomo di destra né l’uomo di sinistra, ma solo la nuova creatura: la quale lentamente e faticosamente sale una strada segnata dalle impronte di Colui, che arri­vato in alto, si è lasciato inchiodare sulla Croce a braccia spalancate per dar la sua mano forata a tutti gli uomini e costruire il vero arco della Pace.

Don Primo Mazzolari - da Adesso Anno 1° n. 3 Martedì 15 febbraio 1949

domenica 27 gennaio 2013

I coloni ebrei sono stati inclusi nell'ordine



Berlino Ottobre 1941

Oggi Heydrrich e io abbiamo guardato le foto ufficiali dell'operazione condotta da Baby Yar. Gli ho detto che, sebbene Blobel costituisca un problema, ha dato i suoi frutti.

Abbiamo reinsediato esattamente 33.771 ebrei in due giorni.
E lui è ancora all'opera. Dato che gli ebrei ci favoriscono, può darsi che ne reinsedieremo quasi 100.000 prima che il programma Babi Yar sia concluso, « I corpi? » Heydrich ha voluto sapere. «Blobel li coprirà di terra. Bulldozer, trattori.
Ha valutato che sarà necessaria una fossa lunga circa venti metri e profonda tre per un seppellimento di massa.
Abbiamo discusso del successo degli altri Einsatzgruppen nel portare a compimento la nostra missione. Vi sono vari gradi di efficienza. Ohlendorf, il nostro distinto dottore in giurisprudenza, economista, avvocato, il nostro « intellettuale », si sta dimostrando particolarmente accurato. Il suo gruppo, designato con la lettera D, cui è stata affidata la Crimea, sta quasi per uccidere il 90millesimo ebreo.
Ho affermato di preferire di gran lunga il modo freddo ed efficiente di Ohlendorf alla spavalderia avvinazzata di Blobel, ma Heydrich non mi è parso interessato.
Altre foto dell'azione a Babi Yar sono comparse sullo schermo. Le foto di donne nude e seminude sembrano sempre fermarsi più a lungo. Heydrich si sporge in avanti sulla sua poltrona e le studia con quello che sembra qualcosa di più di un interesse professionale.
Accade spesso alle nostre proiezioni. Non solo il capo, ma parecchi degli uomini si sentono stimolati alla vista di ebree nude, che stanno per morire. Non trovo una spiegazione, una generalizzazione. Heydrich ha una vita familiare felice, una bella moglie, dei bambini.
Si dice che sia stato cacciato dalla Marina agli inizi della sua carriera per avere compromesso la moglie di un ufficiale, ma non si può per questo dargli del depravato sessuale.
Tuttavia, sono spinto a chiedermi se possa esserci qualche rapporto fra il genere di uomini che attiriamo e i complessi bisogni sessuali della psiche umana.
Alla fine Heydrich ha detto che Ohlendorf è una persona ammirevole.
«Ohlendorf all'inizio ha dovuto affrontare alcune difficoltà», ho detto. «È molto strano, ma i coloni tedeschi della Crimea e persino alcuni dei nostri alleati ungheresi hanno sollevato delle proteste.»
«Davvero?» Stava guardando un'ebrea formosa dai grandi seni e dalle anche larghe. Strano, come nel giro di pochi secondi sarebbe stata un cadavere.
«Sì. Dicevano che gli ebrei fra di loro erano completamente innocenti e Ohlendorf ha fatto marcia indietro, temporaneamente, com'è naturale.
E' piuttosto strano.
Ogniqualvolta una popolazione locale o un'unità alleata protestano, pare che ci ritiriamo, come se, detesto dirlo, in certo qual modo ci vergognassimo della nostra missione.»
Heydrich ha drizzato la testa. «Qualsiasi fallimento del genere deve venir riferito. Il nostro mandato è chiaro.»
Gli ho detto che Ohlendorf, nonostante la sua tenacia nel rastrellare e reinsediare gli ebrei, aveva in effetti risparmiato la vita ad alcuni coloni ebrei della Bessarabia per motivi economici.
«Oh, ne sono al corrente», ha detto Heydrich.
«Himmler ha visitato la Crimea poco tempo dopo e i coloni ebrei di Ohlendorf sono stati inclusi nell'ordine.
Non ce n'è rimasto nessuno. »

Olocausto - di Gerald Green - dal diario di Erik Dorf

giovedì 24 gennaio 2013

Come il vino attraverso l'acqua


Ho sognato nella mia vita, sogni che son rimasti sempre con me, e che hanno cambiato le mie idee; son passati attraverso il tempo ed attraverso di me, come il vino attraverso l'acqua, ed hanno alterato il colore della mia mente.

Emily Bronte

lunedì 21 gennaio 2013

Oh Grande Spirito, la cui voce ascolto nel vento



Oh Grande Spirito, la cui voce ascolto nel vento,
il cui respiro dà vita a tutte le cose.
Ascoltami; io ho bisogno della tua forza e della tua saggezza,
lasciami camminare nella bellezza,
e fa che i miei occhi sempre guardino il rosso e purpureo tramonto.
Fa che le mie mani rispettino la natura
in ogni sua forma e che le mie orecchie rapidamente ascoltino la tua voce.
Fa che sia saggio e che possa capire le cose che hai pensato per il mio popolo.
Aiutami a rimanere calmo e forte di fronte a
tutti quelli che verranno contro di me.
Lasciami imparare le lezioni che hai nascosto in ogni foglia ed in ogni roccia.
Aiutami a trovare azioni e pensieri puri per
poter aiutare gli altri.
Aiutami a trovare la compassione senza la opprimente contemplazione di me stesso.
Io cerco la forza, non per essere più grande del mio fratello,
ma per combattere il mio più grande nemico: Me stesso.
Fammi sempre essere pronto a venire da te con mani pulite e sguardo alto.
Così quando la vita appassisce, come appassisce il tramonto,
il mio spirito possa venire a te senza vergogna.

Tatanka Mani (Bisonte che Cammina) - Preghiera per il Grande Spirito - 1871/1967

domenica 20 gennaio 2013

La paura della pianura



La pianura è il quotidiano, dove i giorni sembrano tutti uguali, dove tutto è faticoso, dove tutto va combattuto e sudato, dove tutto si ripete sempre…
E dove tutto è sempre provvisorio, perché da un momento all’altro tutto può esserti portato via, non solo le cose che ami, ma anche le persone più care, perfino quelle con le quali avresti voluto vivere per sempre...
Lo studio, il lavoro, la costruzione e la coltivazioni dei sentimenti e degli affetti,  la necessità di dover continuamente scegliere… Che fatica la pianura!
Sì, c’e proprio da averne paura. Verrebbe quasi quasi la voglia di fuggire.
Verrebbe? Viene. Irrompe. E si scappa via.
Oooh! Pianura, addio, ti saluto!  Adesso sì! Il bowling e il bigliardo al posto della scuola, ore pigre davanti alla tivù o dentro le cuffie, navigate infinite nel cyberspazio, toccate e fughe invece di sentimenti duraturi, decisioni e scelte continuamente rimandate… Poi il sabato sera rafforzato da pasticche e tiri, e la domenica passata a ronfare fino al pomeriggio…
E passa la paura.
Passa? Viene imbavagliata fino al lunedì. Perché la paura non si lascia vincere da chi vuol salire e rimanere su un Tabor che non è Tabor, ma uno scendere più in basso della pianura, un metterci la testa dentro, sotto.
Il Tabor è salire in Alto, da dove è possibile vedere, capire e decidere che ogni piega del quotidiano è sempre nuova, unica, importante, vera, sicura… se la si vive guardandola dall’Alto.
Signore, è bello per noi stare qui. Qui, nella pianura guardata dal Tabor!

Don Tonino Lasconi

sabato 19 gennaio 2013

Cogli questo piccolo fiore



Cogli questo piccolo fiore
e prendilo. Non indugiare!
Temo che esso appassisca
e cada nella polvere.

Non so se potrà trovare
posto nella tua ghirlanda,
ma onoralo con la carezza
della tua mano - e coglilo.

Temo che il giorno finisca
prima del mio risveglio
e passi l'ora dell'offerta.

Anche se il colore è pallido
e tenue è il suo profumo
serviti di questo fiore
finché c'è tempo - e coglilo.

Rabindranath Tagore

venerdì 18 gennaio 2013

Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me



Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto anche nel buio
non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi
quando si dorme si perdono le mani e i piedi
io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame o sete o desiderio
del fresco nell'afa o del caldo nel gelo
era qualcosa che non può giungere a sazietà
non era gioia o tristezza non era legata
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
era in me e fuori di me.

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.

Nazim Hikmet

giovedì 17 gennaio 2013

Mi piaci quando taci


Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lontano, e la mia voce non ti tocca.
Sembra che si siano dileguati i tuoi occhi
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
Siccome ogni cosa è piena della mia anima
tu emergi dalle cose, piena dell'anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima,
e assomigli alla parola malinconia.
Mi piaci quando taci e sei come distante.
Sembri lamentarti, farfalla che tuba.
E mi ascolti da lontano e la mia voce non ti giunge:
lascia che io taccia con il silenzio tuo.
Lascia che ti parli anche con il tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e stellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Poi basta una parola, un sorriso.

E sono felice, felice che non sia vero.

Pablo Neruda

mercoledì 16 gennaio 2013

Figli della mia antica madre, cavalieri delle onde...



Figli della mia antica madre, cavalieri delle onde,
quante volte avete veleggiato nei miei sogni. E adesso approdate al mio risveglio, che è il mio sogno più profondo.
Sono pronto a partire, e a vele spiegate il mio desiderio aspetta il vento.
Ancora una volta respirerò quest'aria calma e ancora una volta volgerò indietro il mio sguardo d'amore.
E allora sarò tra voi, navigante tra i naviganti.
E tu, vasto mare, materno e insonne,
Unica pace e libertà per il torrente e il fiume,
In questa piana la corrente traccerà solo un'altra svolta, avrà solo un altro mormorio.
E allora io verrò a te, goccia infinita in sconfinato oceano.


Originale:

Sons of my ancient mother, you riders of the tides,
How often have you sailed in my dreams. And now you come in my awakening, which is my deeper dream.
Ready am I to go, and my eagerness with sails full set awaits the wind.
Only another breath will I breathe in this still air, only another loving look cast backward,
And then I shall stand among you, a seafarer among seafarers.
And you, vast sea, sleepless mother,
Who alone are peace and freedom to the river and the stream,
Only another winding will this stream make, only another murmur in this glade,
And then shall I come to you, a boundless drop to a boundless ocean.

Kahlil Gibran, "Il profeta", Oscar Classici Moderni Mondadori, pag.4-5

martedì 15 gennaio 2013

Verrò quando sei più triste



Verrò quando sei più triste
sola nella stanza oscura
svanita ormai ogni follia del giorno
bandito il sorriso della gioia
dalle fredde tenebre serali.

Verrò quando i sentimenti del cuore
sorgono liberi e potenti
e il mio influsso librandosi su di te
facendo più profondo il dolore fermando la gioia
porterà con sé la tua anima.

Ascolta questa è l'ora
il momento solenne per te
non senti forse sul tuo animo
fluire nuove sensazioni
aralde di un più severo potere
aralde di me.

Emily Bronte

lunedì 14 gennaio 2013

Il rispetto i sé...




"Self-respect is the fruit of discipline; the sense of dignity grows with the ability to say no to oneself."

"Il rispetto di sé è il frutto della disciplina, il senso della dignità cresce con la capacità di dire di no a se stessi."

Abraham Joshua Heschel

domenica 13 gennaio 2013

The winner is....

Circolo Convivio Romagnano.


Dopo che Erica, autrice dell'iniziativa, ci ha mostrato un magnifico video sulla neve dello scorso anno, da lei realizzato, siamo passati alle premiazioni!

Terzo classificato:

Secondo classificato:

Primo classificato: iooooo!

A tutti è stato consegnato un'attestato di partecipazione; ai primi tre, un quadro dall'immancabile cornice bianca, con la propria foto vincitrice e, in aggiunta, un premio a ciascuno.
Primo premio: macchina fotografica compatta della SONY.

Grazie a tutti!!!

Sunwand

venerdì 11 gennaio 2013

Unicef rovesciato



Cari bambini,

che aspettate a costituire un organismo internazionale che raccolga fondi a favore degli adulti occidentali?

Sì, una specie di UNICEF rovesciato, in cui protagonisti siate voi, e destinatari siano i grandi.

Perché, vedete, la televisione ci mostra ogni tanto i corpi denutriti dei bambini di Etiopia. Ci presenta le membra di tanti innocenti disfatte dalla miseria. Pretende di commuoverci con le immagini di innumerevoli creature scarnificate dalla malattia. Ci ferma la digestione con le sequenze di fanciulli devastati dalla fame nel Sudan o nell’Amazzonia, nel Bangladesh o nello Sri Lanka.

Ma se ci fossero gli strumenti adatti per portare sullo schermo le piaghe dell’anima adulta, sono certo che sareste voi a muovervi a pietà. E quegli occhi immensi, l’unica cosa splendida che vi è rimasta sul corpo martoriato, si spalancherebbero ancora di più in un raptus di compassione.

Fate presto, bambini.

Inventate una specie di UNICEF a favore degli adulti.

Finanziate per noi, con una questua di valori umani, un programma di emergenza alimentare, di cui siano companatico la tenerezza e la giustizia.

Istituite un fondo internazionale di speranza.

Raccogliete gli scampoli superflui della vostra innocenza, i ritagli della vostra limpidezza, gli spezzoni eccedenti della vostra voglia di vivere. Ne avete tanta!

Fate una colletta dei vostri sogni impossibili.

Raccattate i residui delle vostre illusioni.

E inviateci subito il pacco dono della vostra misericordia. A noi adulti è più necessario di quanto non siano necessari a voi i contenitori confezionati delle nostre proteine.

Perché voi, bambini del Terzo Mondo, avete bisogno delle nostre calorie.

Ma noi grandi, figli dell’opulenza e inquilini di uno squallido Terzo Mondo morale, abbiamo bisogno del vostro calore.

Fate presto, perché qui si muore.

Lettera aperta ai bambini del Terzo Mondo di don Tonino Bello

recuperata da Giuseppe Nappi e Laura Cirillo

giovedì 10 gennaio 2013

Qui io ti amo



Qui io ti amo.
Tra pini scuri si srotola il vento.
Brilla fosforescente la luna su acque erranti.
Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro.
Si dirada la nebbia in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alta, alte stelle.
O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è umida.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui io ti amo.
Qui io ti amo e invano l'orizzonte ti occulta.
Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde.
A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi,
che corrono sul mare dove non arriveranno.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie ancore.
Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera.
Si stanca la mia vita inutilmente affamata.
Amo quel che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia lotta con lenti crepuscoli.
Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi.
La luna proietta la sua pellicola di sogno.
Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi.
E poichè io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche.

Pablo Neruda

mercoledì 9 gennaio 2013

L'esperienza di Dio


Sovente l'esperienza mi ha fatto pensare che se Dio non fosse esistito saremmo stati costretti a inventarlo perché senza di Lui e di ciò che Lui rappresenta non riusciamo a vivere e siamo già in difficoltà ai primi vagiti o ai primi passi. Senza la fede in Dio è come se abitassimo in una casa senza tetto o volessimo leggere di notte senza lampada. Ma Dio non occorre inventarlo perché è già inventato ed è così vicino che ne possiamo sentire il respiro quando tacciamo o preghiamo.

Certo esistono problemi di visibilità, ma questi non dipendono da lui, ma dalle nostre complicazioni infinite. Dio è semplice e noi lo abbiamo complicato. E' vicino e noi lo pensiamo lontano.
 E' nel reale e negli avvenimenti e noi lo cerchiamo nei sogni e nelle utopie impossibili.
Il vero segreto per entrare in rapporto con Dio è la piccolezza, la semplicità del cuore, la povertà di spirito: tutte cose che vengono frustrate in noi dall'orgoglio, dalla ricchezza e dalla furbizia.
Gesù lo aveva detto: "Se non sarete come bambini... non entrerete" (Mt 18, 3) e non aveva certo voglia di scherzare o di prenderci in giro.
Il vedere o il non vedere Dio dipende dal nostro occhio: se è un occhio semplice lo vede, se è un occhio maligno non lo vede.

La mia fortuna fu di nascere in un popolo povero e tra quella meravigliosa gente di campagna impastata di semplicità e piccolezza. Mio padre e mia madre erano piccoli piccoli ed erano fatti apposta per credere e sperare.  Io mi sono trovato con la mia mano nelle loro mani. E tutto fu più facile. Quanto mi sono sentito in pace con loro e come stata serena la mia infanzia! Ero come entrato dentro una grande parabola dove Dio era di casa e io ero con Lui sempre.
Se per distrazione o superficialità mi dimenticavo qualche volta di Lui, ci pensava il dolore o il mistero a richiamarmene la presenza. Ma soprattutto erano gli avvenimenti a unificare adagio adagio il tutto. Certo che il mistero continuava a circondarmi, anzi si infittiva sempre più man mano che crescevo o cercavo di capire.
Il mistero!
Quello, il mistero, era come il ventre della mamma che mi conteneva e che mi generava alla vita, in quella penombra così discreta e dolce delle sue viscere. Cosa c'è di più vero e di più semplice di un ventre di donna che contiene un figlio? Ma cosa c'è di più misterioso e incomprensibile se ti metti a ragionare sul come,  sul perché, sul quando?

Sì, il segreto è essere bambini! In lui, nel bambino, c'è una intuizione di base data da Dio stesso. Dio dà la vita all'uomo, gli dà il pane per sostenerlo e gli dà questa intuizione che è la fede per guidarlo e illuminargli Il cammino. E la dà a tutti. Tutti!
La dà non soltanto agli ebrei e ai cristiani, ma a tutti, tutti, tutti.
L'ha data a Paolo quando diceva: "In Dio viviamo, ci muoviamo e siamo" (At 17, 28), l'ha data a me, duemila anni dopo Paolo, la dà agli uomini che vivono sotto le tende dell'Islam, la dà agli induisti che nascono sulle rive del Gange, o ai buddisti del Nepal e della Cina.
E' Dio il catechista del mondo e il Suo spirito che è l'Amore scavalca ogni frontiera e raggiunge i figli che ha creato e che sono suoi e che non può dimenticare.
Da quando conosco Dio so che Lui non può dimenticarsi di noi e ci fa il catechismo anche se viviamo in una terra lontana dove nessun missionario giungerà mai a parlarci di Lui.
Certo che il catechismo di Dio è semplice, semplice come è Lui ed è fondamentale per vivere da uomini e per realizzarci nella felicità.
Ed è in tutti.

Voi lo conoscete:
- Dio è il vivente ed è buono.
- Dio è il principio e la fine.
- Tutto il creato è segno di Lui creatore, è il Trascendente.
- Le cose reali sono il suo volto e la testimonianza della sua presenza.
- Dio ci parla attraverso gli avvenimenti, e la storia è la risposta alla Sua parola.
- Dio è eterno e noi siamo eterni con Lui.
- L'amore è la pienezza della sua legge.
- La vita va verso la resurrezione, e gli stati di morte sono i passaggi, i salti di qualità, la "pressura" per capire la vita.

Più moriamo a noi stessi e più ci liberiamo della morte. Ma allora dove sta la difficoltà?
Com'è possibile non credere? Com'è possibile non accogliere il dono fatto dal padre che è Dio al suo bambino che è l'uomo? Giovanni stesso dice che ciò è possibile: "Venne tra i suoi e i suoi non l'hanno accolto" (Gv 1, 11).
Sì, è possibile, è possibile non accogliere Dio ma questo non dipende da Dio, dipende da noi. Per accoglierlo, e non lo ripeteremo mai a sufficienza, bisogna essere bambini e in più poveri. Difatti Gesù dirà che la buona novella è annunciata ai poveri.

Ma qui occorre intenderci: cosa significa essere bambini, essere piccoli? Significa forse essere piagnucolosi e immaturi? E cosa significa essere poveri? Avere i pantaloni stracciati o la casa brutta? Certo che no. E la Bibbia si impegna in tutto il suo lungo cammino a farci capire il significato di queste due parole così importanti nel rapporto con Dio. Piccolo è l'uomo che non ha sicurezze definitive e cerca nella realtà che lo circonda la sua continua realizzazione. Povero è colui che non trasforma in idoli le cose che possiede e sente nel profondo che nulla riuscirà a saziarlo se non l'Assoluto. Non c'è via di scampo perché il contrario di piccolezza è potere, e il contrario di povertà è ricchezza. Israele non riuscì a capire il Cristo perché era impegolato nel potere e il ricco non seguì Gesù perché idolatrava le sue ricchezze.
Qualcuno potrà sorridere davanti a tanta semplificazione esposta sul tremendo problema della fede oggi, circondati come siamo da un'ondata di ateismo che sembra coprire la terra stessa; e d'altra parte qualcuno può rimanere stupito della mia affermazione che la fede in Dio è data a tutti come dono iniziale, come la vita, il pane, il respiro. Non pretendo di convincere: cerco di esporre con semplicità la mia esperienza di Dio.
Ognuno ha il suo cammino.


C'è chi vede Dio come il Creatore. C'è chi lo intuisce come l'Essere.
C'è chi lo definisce l'Architetto del mondo, il Motore Immobile.
C'è chi è arrivato a Lui attraverso la Bellezza, l'Estetica, il Numero, la Logica, l'Eterno, l'Infinito e chi l'ha sentito come l'Altro, il Trascendente. Se io dovessi dirvi come sono giunto a Dio, al termine della mia esistenza terrena, vi direi: per me tutte queste strade elencate mi hanno aiutato e le ho battute ora in un senso, ora in un altro. Ma ciò che più mi ha aiutato, facendomi uscire dal dubbio sistematico, è stata l'Esperienza di Dio. Quando qualcuno, specie dopo il mio ritorno dal deserto, mi chiede: "Fratel Carlo, tu credi in Dio?",  io gli rispondo: "Sì, te lo dico nello Spirito Santo, credo".
E se, incuriosito, continua a chiedermi: "Quali sono i documenti che porti per affermare una così grande verità?", io concludo: "Te ne porto uno solo: credo in Dio perché lo conosco".

Sperimento la sua presenza in me ventiquattro ore su ventiquattro; conosco e amo la sua Parola senza mai metterla in dubbio. Avverto i suoi gusti, il suo modo di parlare, soprattutto la sua volontà. Ma è proprio qui, nel conoscere la sua volontà, che tutto torna difficile. Quando io penso che la sua volontà è il Cristo stesso e il suo modo di vivere è morire d'amore, lo vedo allontanarsi all'infinito da me. Dio torna lontano, lontano, lontano come inaccessibile. Come faccio a vivere come è vissuto Gesù? Come faccio ad avere il coraggio di soffrire e morire d'amore come il Cristo stesso?

Io così falso, così ingiusto, così avaro, così pauroso, così egoista, così orgoglioso?
Sono chiacchiere le nostre di credere o non credere in Dio!
E' pura speculazione, il più delle volte inutile.
Ciò che conta è amare e noi non sappiamo o non vogliamo amare.

Ora capisco perché Paolo ebbe tanta forza di espressione quando giunse al punto esatto del problema spiegandosi con i Corinzi:
"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,ma non avessi la carità, sono un nulla" (1 Cor, 13, 1-2).
Ecco dove sta il vero problema: io corro il pericolo di essere un nulla perché non so amare. Non chiedetevi più se credete o non credete in Dio, chiedetevi se amate o non amate.
E se amate, non pensate ad altro, amate. E amate sempre di più fino alla follia, quella vera e che porta alla beatitudine: la follia della Croce, che è cosciente dono di sé e che possiede la più esplosiva forza di liberazione per l'uomo. Che questa follia d'amore passi attraverso la scoperta della propria povertà, quella vera, quella di non saper amare, è un fatto. Ma è anche un fatto che quando giungiamo a questo limite invalicabile dell'uomo, interviene tutta la potenza creativa di Dio che non solo ci dice:
"Io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21, 5),
ma aggiunge:
"Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez: 36, 26).
Ed è per questo che quando amiamo sperimentiamo Dio, conosciamo Dio e il dubbio sparisce come nebbia al sole.

(...) Il nostro camminare sulla terra è già un camminare verso il Cielo.
Guardare un'alba o un fiore è già un guardare Dio. Scoprire una galassia con il telescopio è come avvicinare la tua piccolezza alla Sua grandezza, e il lambire la luce in un prato fiorito è già intravedere il vestito dell'Eterno. Quando mi innamoro di qualcosa o di qualcuno sento il Suo richiamo, e quando sono divorato dall'insaziabilità che mi regala una creatura avverto che solo Dio è l'Assoluto.
No, non è più un segreto voler conoscere Dio nell'esperienza, perché tutto il conoscere è esperienza di Lui. Ora ho capito che non esiste altra via, anche se misteriosa, e sovente dolorosa, e tutti la percorriamo, anche senza volerlo. E' Lui stesso che l'ha tracciata.

Persino il peccato mi conduce sulla Sua strada e forse mi conduce più di ogni altra cosa.
Difatti fuggendo da Lui ho sentito dolorosamente la Sua mancanza e nel ritorno ho conosciuto meglio il Suo cuore. E' talmente vera la cosa, da far dire a Santa Teresa:
"Oh potessi peccare senza offendere nessuno, peccherei perché imparerei meglio a capire il mio Dio".
Ma questa è una delle tante follie che sa pensare l'Amore quando è autentico. Però è certa una cosa: quando giungi lì non ti fa più paura nemmeno il male. Hai vinto e sai che Dio vince.
Peccato però che la vittoria non sia ancora definitiva. Ed è ancora la ragione che torna all'attacco e ti indebolisce nella posizione raggiunta. Sì, lo confesso: ciò che mi ha reso più difficile l'accettazione di Dio come esperienza, come incontro, è stata proprio la ragione, meglio, la ragione che non ama, la ragione di chi ragiona troppo, la ragione che non sa accettare il suo limite e che, pur non avendo ancora tutti i dati del conoscere, si permette di dire a ogni nuova scoperta: ma questa è cosa impossibile!

(...) Stanco di ragionare ho cercato di amare.
Mi sono pensato come bimbo in braccio a Dio come a mia madre. Mi sono addormentato così. Allora mi è venuta incontro la contemplazione. E la contemplazione è amorosa. E' al di là della meditazione, anche la più alta e la più profonda. E nella contemplazione che ho avuto l'esperienza di Dio. Se nella ragione covava il dubbio, nella contemplazione il dubbio scompariva. Ho sperimentato che Dio si dà a chi si abbandona totalmente. E nel suo darsi e nel tuo darti tu non ragioni più.
L'amore vero è pazzia, pazzia di Dio, pazzia della creatura.

(...) Fratello, vuoi un consiglio?
Non perdere più tempo nel chiederti se Dio esiste.
Ci pensa il Reale a dirtelo in tutti i modi. Tutto l'esistere te lo ripete.
E se tu non lo vedi, vuoi proprio dire che sei cieco,
e se non lo senti, significa che sei sordo.
Non sforzarti più, e un lavoro inutile. Cerca di toccarlo e tu lo puoi toccare nell'amore.
Ama e tutto diventa logico, facile, vero. Lo puoi toccare direttamente nella notte della contemplazione, quando Lui si svela nella tua passività amorosa.
Lo puoi toccare indirettamente servendo le creature in un servizio autentico e gratuito.
Ma ama.

Il problema di Dio è un problema di comunicazione. E la comunicazione si chiama Spirito Santo.
Dio lo scopriamo come incontro ma dentro, non fuori di noi. Dentro, non fuori di Lui.

(...) Nella presa di Lui, come comunicazione vitale, avvertivo la relatività di tutte le cose e l'assoluto della nostra partecipazione alla vita divina che è l'eterno amore di Dio. E la ragione, dove si era ficcata?
Lei sempre pronta a far domande indiscrete, dove si era nascosta mentre io contemplavo?
Era in ginocchio, vicino, nella sabbia arida, ridotta finalmente al silenzio;
anch'essa folgorata come lo ero io. Come una bambina.
Piccola come vuole l'amore. E io dicevo estasiato: grazie mio Dio! Grazie.

(...) Sì, fratelli, e concludo.
L'intimità divina è il massimo dell'esperienza che ho potuto fare di Dio.
L'intimità divina è sempre stata la risposta più chiara sulla sua esistenza e sulla sua presenza nella mia vita.

Carlo Carretto, da "Ho cercato e ho trovato"

martedì 8 gennaio 2013

Quando l'amore diventa coraggio



Clark: Gesù diceva che i buoni saranno ricompensati e i malvagi puniti: perché io vengo punito?
Lloyd: Non sempre è possibile comprendere quello che ci succede. Devi soltanto avere fede e sopportare.
Clark: Come posso sopportare tutto questo?! Ho quasi perso la casa in un incendio, Missy poteva morire, sto per perdere la mia terra, terra che non posso coltivare perché non piove ma è mia e combatto ogni giorno per mantenerla e farla fruttare. E, soprattutto, ho perso Ellen, l’unica donna che abbia mai amato…Mi manca così tanto!
...
Lloyd: Che cosa vedi?
Clark: Colline, alberi, la nostra casa e i campi inariditi
Lloyd: Non c’è niente di speciale in quello che vedi?
Clark: È il posto in cui viviamo
Lloyd: Ah, è più di questo Clark!  È la tua casa! È il posto che ti sta proteggendo in questo periodo che sembra non dover finire mai! Tu avverti solo la fatica del vivere qui ma dovresti apprezzare la benedizione che rappresenta questo meraviglioso luogo che ti ha accolto a braccia aperte! Tu vedi solo l’aspetto negativo in ciò che ti circonda. Figliolo, in questo modo perdi il senso della vita!
Clark: E quale sarebbe?
Lloyd: Queste cose meravigliose per le quali essere grati. Dio ci benedice con talmente tanti doni.
Clark: Per cosa gli dovrei essere grato? Per avermi portato via l’unica donna che ho amato? Perché mi porterà via la mia terra? Se Dio è davvero così buono, perché mi sento come se mi avesse abbandonato?
Lloyd: Tu non sai di cosa parli!
Clark: La sua bontà non sta nel permettere che il male ci colpisca ma nel rimanere al nostro fianco quando tutto ormai ti sembra perduto! Dio ti ama come tu ami Missy, come io e la mamma vi amiamo.  Per quanto la vita possa essere dura, Clark, io e tua madre saremo sempre al tuo fianco e così farà Dio!

Sceneggiatore:  Kevin Bocarde

lunedì 7 gennaio 2013

Il razzismo è...


"Racism is man’s gravest threat to man – the maximum of hatred for a minimum of reason"

"Il razzismo è la più grave minaccia dell'uomo verso l'uomo - il massimo di odio per un minimo di ragione."

Abraham Joshua Heschel

giovedì 3 gennaio 2013

Educate the Heart



Tanto bianco e nero, transizioni fluide che simboleggiano come ogni cosa sia interconnessa in questa animazione realizzata dall’agenzia creativa Giant Ant per il Centro Dalai Lama al fine di promuovere pace e istruzione nel mondo.
“Educate the Heart” sono due emozionanti minuti di filmato con un voice-over che descrive l’impegno e la filosofia del centro nella ricerca continua di educare umanamente i più giovani promuovendo pace e istruzione.

Il testo del discorso:

When a child is born
we do everything we can
to protect them, nurture them, love them.
A child’s heart and mind are fragile.
As they grow we want to teach them everything that we know;
we send them to school to fill their minds with wonderful knowledge,
to give them the tools they need for life.
At school they get a taste of what things are like in the world outside;
there’s friendship, romance,
disappointment, embarrassment,
discrimination and bullying.
But are the tools we give them enough to prepare them for this world?
We have an enormous responsibility
and an amazing opportunity.
If we truly want to prepare them for the world outside,
we must also educate the heart,
because to navigate the world outside with compassion, acceptance and tolerance,
we need to teach them compassion, acceptance and tolerance.
This can begin in our schools and it can start today;
it can happen at hockey practice, dance class, at day camps and music lessons
and it’s already happening around the world with astonishing results.
If we want our children to grow into socially and emotionally capable young people
we must ask for a balanced education that puts importance on educating both the mind
and the heart.

fonte: www.designerblog.it
         film-english

mercoledì 2 gennaio 2013

Le persone gentili


11/01/1907 - 23/12/1972

"When I was young, I admired clever people.
Now that I am old, I admire kind people."


"Quando ero giovane, ho ammirato le persone intelligenti.
Ora che sono vecchio, ammiro le persone gentili."

Abraham Joshua Heschel

martedì 1 gennaio 2013

Buon 2013!

Dopo ogni momento di crisi, il colore ha sempre ridato gioia e speranza
in ogni fase della storia e dell'arte!

Ecco alcuni colorati auguri dal web
per un sereno 2013!

E...
a proposito...
tanti auguri per un spensierato

2013!












Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...