sabato 31 dicembre 2011

Ode alla Vita



Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca, chi non rischia e non cambia il colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande su argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno
sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare"

Martha Medeiros - Ode alla Vita - (attribuita erroneamente a Pablo Neruda)

mercoledì 28 dicembre 2011

Chi sono io per dire a qualcuno come dovrebbe comportarsi?

Insomma...eccomi a questa tarda ora dopo essermi occupata di storie di cuore, di malanni affettivi, di elucubrazioni mentali infettive! Mi sembra di essere un' infermiera-psicologa affettiva-relazionale...
Lo sono sempre stata ma da un po' di tempo a questa parte avevo i miei problemi a cui badare. Sarà, ma dopo la crisi con Luca ora mi sento pronta ad elargire consigli qua e là, a scialacquare frasi, regole, vademecum; forse dovrei starmene un po' di più al mio posto, dovrei lasciare che gli amici o parenti risolvino le loro questioni a modo loro. Insomma...non mi intrometto, ascolto solo quello che volontariamente loro mi dicono: il problema è quando mi chiedono. Ok...si fidano...ottimo...e se poi sbaglio?
Come faccio a sapere se è bene o male gettare un'amica tra le braccia di qualcuno che non conosci e di cui lei ti fa una testa così? Oppure come si fa a risollevare un cugino quarantenne dalla terza convivenza finita male? O anche...lasciamo stare...
Voglio andare a dormiiiiiiireeeeee..............
Eppure mi fanno inca***re! Lei, così sfuggevole e volubile (che se fossi stato in lui le avrei dati il ben servito da un bel po' di tempo), che si agita se lui poi non le risponde a un messaggio e pensa se sia davvero lei la persona con cui pensare a qualche progetto un domani ; l'altro così orgoglioso da non vedere e non riconoscere i suoi errori, i suoi limiti, le sue mancanze.

So che Luca non è scontato e ho ancora una gran paura di perderlo...credo che l'avrò sempre se sempre l'avrò accanto. Dovrei forse fregarmene del resto, degli altri...in fondo chi sono io per dire a qualcuno come dovrebbe comportarsi?

Sunwand

martedì 27 dicembre 2011

Vieni sempre, Signore


Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore…

Vieni, Figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
E dunque vieni sempre, Signore…

Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti,:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni, tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello
se prima non è con te, o Signore.

Noi siamo tutti lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.
Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.

Padre David Maria Turoldo

mercoledì 21 dicembre 2011

Amare il proprio lavoro


Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.
(…)
E’ malinconicamente vero che molti lavori non sono amabili, ma è nocivo scendere in campo carichi di odio preconcetto: chi lo fa si condanna per la vita a odiare non solo il lavoro, ma se stesso ed il mondo.

Primo Levi - La chiave a stella

lunedì 19 dicembre 2011

Un amico



Ho stretto la mano dell'amico, Signore,
e improvvisamente, di fronte a quel volto
triste e preoccupato,
ho temuto la Tua assenza nel suo cuore.
Sono impacciato come davanti ad un tabernacolo chiuso quando ignoro se Tu vi abiti.

Se Tu non fossi presente, Signore, noi saremmo separati.
Perché la sua mano nella mia non sarebbe che carne su carne, e il suo cuore per il mio,
cuore d'uomo per l'uomo.
Voglio la Tua vita per lui e per me insieme,
perché voglio che il mio amico sia, per Tuo merito,
il mio fratello.

Padre Michel Quoist

domenica 18 dicembre 2011

Itaca



Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga la via,
e colma di vicende e conoscenze.

Non temere i Lestrígoni e i Ciclopi
o Posidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla tua via,
se resta il pensiero alto, e squisita
è l'emozione che ti tocca il cuore
e il corpo. Né Lestrígoni o Ciclopi
né Posidone asprigno incontrerai,
se non li rechi dentro, nel tuo cuore,
se non li drizza il cuore innanzi a te.

Fa voti che ti sia lunga la via.
E siano tanti i mattini d'estate
che ti vedano entrare (e con che gioia
allegra!) in porti sconosciuti prima.

Fa scalo negli impori dei Fenici
per acquistare bella mercanzia,
madrepore e coralli, ebani e ambre,
voluttuosi aromi d'ogni sorta,
quanti piú puoi voluttuosi aromi.
Rècati in molte città dell'Egitto,
a imparare imparare dai sapienti.

Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna quell'approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all'isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.
Itaca t'ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.

Nulla ha da darti piú.

E se la troverai povera, Itaca non t'ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito che vuol dire un'Itaca.

Costantino Kavafis

sabato 17 dicembre 2011

Rimani



Rimani Rimani! Riposati accanto a me. 
Non te n' andare. 
Io ti veglierò. Io ti proteggerò. 
Ti pentirai di tutto fuorché di essere venuta a me,
liberamente, fieramente. 
Ti amo.
Non ho nessun pensiero che non sia tuo
non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai. Non vedo nella mia vita altra compagna,
non vedo altra gioia... Rimani. Riposati. 
Non temere di nulla. Dormi stanotte sul mio cuore..

Gabriele D'Annunzio

venerdì 16 dicembre 2011

Sorridiiii!


Inizia la tua giornata
con un sorriso.
Vedrai com’è divertente
girare per strada
in contrasto con tutto il mondo.

Quino

mercoledì 14 dicembre 2011

La guerra vista da un soldato


In molti articoli, lettere, mails, raccolte di firme, petizioni ecc., man mano che la scadenza dell'ultimatum si avvicina, compare questa parolina: GUERRA. Una parolina malvagia, ma, come sapeva Giovanni quando scrisse l'Apocalisse e come molti di voi sanno, antichissima. Più che di letteratura si tratta della Storia dell'Umanità. Se toglieste le guerre dai libri di storia, finireste col distruggere i libri stessi. Gli storici non avrebbero di che parlare. L'umanità passa da una guerra all'altra, e le guerre vengono ricordate e narrate non per rifiutarle, per imparare dagli errori, ma per allevare e crescere assassini, massacri umani e bassezze di ogni genere.
Ma qualcuno conosce la guerra dal di dentro? Dall'interno? So che bisogna stare nel rogo per conoscere il dolore di chi sul rogo viene bruciato. So che è necessario stare in una cella dei sotterranei della DINA, o della GESTAPO o del KGB o di quel che volete per sentire il terrore e la solitudine opprimente del terrore.
Per questo voglio raccontarvi qualcosa che ho vissuto, qualcosa che è mio da quasi trent'anni. Qualcosa che non mi fa né più grande né più forte, ma che, al contrario, mi rimpicciolisce e mi soffoca.
La guerra è il disordine delle cose. Il disordine delle cose è una irresponsabilità. La guerra quindi è una irresponsabilità politica, sociale e criminale. Sono stato soldato per quasi 20 anni, sono passato per tutti i tipi di truppa, come membro del corpo dei paracadutisti. Da recluta a ufficiale. Di tutti questi anni ho ricordi di grida, di pianti, di carni straziate, di corpi fatti a pezzi dalla mitragliatrice, o dai proiettili o dalle baionette. Carri armati che spappolavano giovani della mia età, davanti allo sguardo impietrito dei carristi, che, lo so bene, se lo sognano ancora di notte.
La guerra è così. Il fumo che soffoca la gola, che fa bruciare gli occhi, la morte sopra di te, al tuo fianco, sotto di te, attorno a te. Questi figli di mamma, che si sbudellano sul campo di battaglia, per l'onore della loro patria, che ha chiesto loro troppo. Ha chiesto la tua gioventù e tu uccidi, sventri, perché hai solo questo. La tua giovinezza, e la vuoi conservare...non importa a che prezzo.
E uccidi, fai a pezzi, bruci, mitragli, bombardi, perché altrimenti fanno la stessa cosa a te. Accoltelli il tuo prossimo, che l'unico male che ha fatto è stato di nascere nell'altro paese, perché lo ha mandato un ufficiale superiore, che a sua volta è stato mandato da un altro ufficiale comandato a sua volta da un politico di quelli che se non fanno una guerra non entrano nella storia.
Quanti uomini politici conosci che hanno evitato una guerra? Che sono entrati nella storia per evitare una guerra? Lasciamo perdere. Non è questo ciò di cui vogliamo parlare perché non c'è tempo. Il caso vuole però che hai la possibilità di rifiutare di combattere. Ma anche questo ha i suoi codici.
Se sei soldato al fronte e ti rifiuti di ammazzare il nemico vieni immediatamente fucilato. Ti uccidono perché TU non vuoi uccidere!  In guerra, se ne esci vivo, intero o meno, perdi l'anima. Perdi sempre. Non ci sono vincitori in guerra: solo quelli che stanno lontano dal fronte, dal suo fango, loro, quelli che comprano sangue e vendono armi, loro sono quelli che vincono. Gli unici trionfatori.
E che non ti ingannino con la bandiera, con la terra o il sacro suolo della nazione: c'è sempre di mezzo il denaro, c'è sempre un interesse monetario, sempre... E a te nel peggiore dei casi è riservato il tuo pezzetto di terra, due metri per uno per due di profondità. E' quello che ti danno e ai tuoi genitori una medaglia e una pergamena.
E tu cos'hai fatto? Nel frattempo hai massacrato, incendiato, distrutto, ucciso. Ho visto uomini, ridotti a una pira umana, correre, amici miei, e soldati dell'altro campo.
Ho visto molti senza braccia tentare di alzarsi.
Ho visto un ufficiale correre sui moncherini dei suoi piedi, perché una granata gli era scoppiata fra i piedi. Che altro? Ho visto civili. Sai chi soffre di più di quella imbecillità umana che chiamiamo guerra? I bambini. Loro soffrono per l'imbecillità dei grandi, di quelli che dovrebbero proteggerli. Li bombardano col napalm, con esplosivi, li mitragliano, e sai... muoiono anche i bambini, e se non muoiono restano con un gravissimo trauma.
Io li ho visti. Io l'ho fatto. Io ero lì. E per più di 20 anni sono stato un assassino al servizio dello Stato. Io che sono stato un operaio agricolo, un professionista del cinema e della televisione e che oggi sono un medico oculista. Io ho ucciso più gente di quella che potrei mettere al mondo in 50 anni. E a vent'anni avevo ucciso più gente di quanti amici avessi. Io che ho visto la guerra dal di dentro, so cos'è. Potrei stare ore a raccontarti cose una più macabra dell'altra. Ma preferisco questi piccoli cenni, altrimenti sarebbe di cattivo gusto.
Avete visto quelle statue ai grandi uomini, al soldato eroico? Nelle piazze? Bene. Questo non ha niente a che vedere con il balbettio del soldato che la battaglia ha sconvolto. Morto di fame, di freddo, di sete, di paura, indolenzito, stanco, appena finisce la battaglia si butta a terra con gli occhi fuori dalle orbite, fra i suoi compagni, amici o nemici, vivi o morti, a riposare. Ma la sua anima non riposa.
Meno male che le madri non vedono i figli sventrati, non vedono com'è ridotta la loro faccia, quando un proiettile gliel'ha spappolata, il suo bel viso di ragazzo o quando ha calpestato una mina o quando una granata lo ha fatto a pezzi, tanto che neppure le scarpe sono rimaste.
Mi fa venire la nausea leggere di persone che invocano la guerra. Mi fa schifo leggere quegli articoli di uomini politici che parlano della guerra come tu ed io parliamo di andare a fare una passeggiata o di fare l'amore con la nostra moglie. Che parlano di come mandare alla morte migliaia di ragazzi, come tu ed io parliamo dell'educazione dei nostri figli. E tutto per qualche pozzo di petrolio. Sempre soldi di mezzo.
Io mi sono guadagnato una medaglia. Lasciammo litri di sangue al fronte. Io personalmente ho assistito a 168 sepolture di ragazzi del mio reggimento. Abbiamo vinto, dissero i giornali. Ci siamo guadagnati un trattamento da eroi. Trattamento psicologico. Ma la faccia sporca della guerra è presente giorno e notte. E' una ferita aperta, sanguinante, purulenta sulla faccia dell'Umanità. Ma sempre, sempre troverai degli idioti che sventoleranno la bandiera della guerra.
Troverai sempre dei giovani, ingannati, che si arruoleranno contro questo o quel sistema e andranno in guerra. Professionisti che vivono della spada. Professionisti che studiano e investono fortune in armi moderne, superbombe, aerei supersonici, invece di investirli nel bene dell'Umanità.
Io sono uno di questi. Né più né meno. Né il migliore né il peggiore. Ho svolto bene il mio incarico. Ho liquidato, assassinato, sabotato, accoltellato centinaia di uomini, qualche volta un vecchio e qualche volta una donna. Non so. Ho la mia colpa, ed è mia. Vivo insieme a lei e mai, mai ho chiesto misericordia.
So cosa vuol dire tornare dal fronte, e già dopo due mesi non sei più l'eroe, sei quello che deve cercare il modo di vivere con se stesso. Non ti riconosci più. Sei un altro. Un assassino. Con le tue medaglie, i tuoi ricordi, e un gran vuoto nel cuore e un nodo allo stomaco. E una gran confusione nel cervello. E migliaia di fantasmi nei tuoi sogni.
Solo a questo serve la guerra. Per uccidere e rendere inumano l'essere umano. Continuo a non capire quelli che appoggiano questa barbarie. Quando vedo i documentari degli anni precedenti alla mia guerra: Vietnam, Indocina, Sinai, Kenya, Algeria, Laos, Nicaragua, Cuba, Europa....e vedo tutta quella gente che va a combattere con aria di trionfo: non li capisco. Non li capivo allora, e adesso ancora meno.
Un vecchio soldato yankee, del Vietnam, mi diceva una notte di ricordi amari, a Madrid, dove eravamo allora, nel '77: "Fratello, sul nostro viso sono segnati 30.000 anni di barbarie. Siamo i migliori, perché siamo rimasti vivi per raccontarlo".
Adesso lo capisco, e lo racconto. Non voglio concludere questo scritto con un NO ALLA GUERRA, perché sarebbe ripetitivo. Neppure con LASCIATECI GODERE IL MONDO, perché suona volgare. Voglio solo dire quello che ho detto. Siamo tutti abbastanza grandi per finire come meglio credete. Io non sono né un giudice né un giurato. Per molti anni sono stato un carnefice e questo mi basta. L'umanità giudicherà.

lettera di un ex ufficiale di uno Stato in guerra

lunedì 12 dicembre 2011

E tu esiterai



E tu esiterai, e per di piú t’indignerai di dover morire?
Tu cui è morta la vita mentre ancora sei vivo
e vedi e consumi nel sonno la parte maggiore del tempo,
e pure da sveglio dormi e non smetti di vedere sogni,
e hai l’animo tormentato da vane angosce,
né riesci a scoprire qual sia cosí spesso il tuo male,
mentre ebbro e infelice ti incalzano da ogni parte gli affanni
e vaghi oscillando nell’incerto errare della mente.

Lucrezio, De Rerum Naturae, III, vv. 1045-1052

sabato 10 dicembre 2011

L'errore è credere che la vita sia immutabile



Sai qual' è l'errore che si fa sempre? Quello di credere che la vita sia immutabile, che una volta preso un binario, lo si debba percorrere fino in fondo.
Il destino, invece, ha molta più fantasia di noi.
Proprio quando credi di trovarti in una situazione senza via di scampo, quando raggiungi il picco della disperazione massima, con la velocità di una raffica di vento, tutto cambia, si stravolge, e da un momento all'altro ti trovi a vivere una nuova vita.
Lungo i bivi della tua strada, incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere, dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare, spesso si gioca la tua esistenza e quella di chi ti sta vicino.

Susanna Tamaro - Va dove ti porta il cuore

venerdì 9 dicembre 2011

Sognare e credere



Per compiere grandi passi non dobbiamo solo agire, ma anche sognare, non solo pianificare, ma anche credere.

Anatole France - scrittore francese e premio Nobel per la letteratura nel 1921

giovedì 8 dicembre 2011

Quelli che non sono mai caduti


Io non amo la gente perfetta,
quelli che non sono mai caduti,
che non hanno inciampato.
La loro è una virtù spenta, di poco valore.
A loro non si è svelata la bellezza della vita.

Boris Pasternak

mercoledì 7 dicembre 2011

Il nostro opposto e il nostro completamento



La nostra meta non è di trasformarci l'un l'altro,
ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere e a rispettare nell'altro
ciò che egli è: il nostro opposto e il nostro completamento.

Hermann Hesse - Narciso e Boccadoro

lunedì 5 dicembre 2011

Un computer per incasinare le cose!



Errare è umano,
ma per incasinare veramente
le cose ci vuole un computer!

Quinta legge dell' inattendibilita', dalle leggi di Murphy_Paul Ehrlich

...in questi giorni ne ho avuta la certezza...lol
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