domenica 29 settembre 2013

E la nostra volontà regna caparbia su quello staterello piccolo e confuso che si chiama io


Perché nessuno ci suggerisce i punti in cui fare attenzione? Qua il ghiaccio è più fino, là ha più spessore, procedere, deviare, arretrare, fermarsi, evitare. Perché dobbiamo sempre portarci dietro il peso dei gesti non fatti, delle frasi non dette? Quel bacio che non ho dato, quella solitudine che non ho abbracciato. Perché fin dalla nascita viviamo immersi in questa straordinaria ottusità? Tutto ci sembra eterno e la nostra volontà regna caparbia su quello staterello piccolo e confuso che si chiama io, lo omaggiamo come un grande sovrano. Basterebbe aprire gli occhi un solo secondo per rendersi conto che in realtà si tratta di un principe da operetta, volubile, lezioso, incapace di dominare e dominarsi, incapace di vedere un mondo al di fuori dai propri confini, che altro poi non sono che le quinte – mutevoli e ristrette – di un palcoscenico.

Susanna Tamaro - Ascolta la mia voce

venerdì 27 settembre 2013

E piangi quando hai voglia di piangere


E piangi quando hai voglia di piangere.
Che tu sia uomo o donna, piccolo o cresciuto, noto o sconosciuto.
Piangi con coraggio, a costo di essere chiamato fragile.
Ridi con gusto, a costo di essere chiamato sciocco.
Indignati con fervore, a costo di essere chiamato pazzo.
Ama senza riserve.
Ricorda che tutto l'amore che non dai e tieni per te, è amore senza senso.
Rifiuta le cose che ti fanno soffrire ed esprimi sempre la tua opinione.
Emozionati.
A chi ti dice che non puoi vivere di sogni, rispondi che nessuno è mai morto perché sognava troppo.
Rischia, qualunque sia lo scotto,
perché niente ti costerebbe di più di una vita spesa a preservare l'immagine, l'apparenza, l'orgoglio.
C'è solo un prezzo che non devi mai pagare, quello che offende la tua dignità.
Poi, stai pure sereno, perché quando sarai morto diventerai un brav'uomo e basta, qualunque vita tu abbia vissuto.
E allora non aspettare.
Vivi ora e vivi come ti pare.

Serena Santorelli - Ricorda che...

martedì 24 settembre 2013

Il significato della vita



Un professore concluse la sua lezione con le parole di rito:
"Ci sono domande?".
Uno studente gli chiese:
"Professore, qual è il significato della vita?".
Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise.
Il professore guardò a lungo lo studente,
chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria.
Comprese che lo era. "Le risponderò" gli disse.
Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni,
ne tirò fuori uno specchietto rotondo,
non più grande di una moneta.
Poi disse: "Ero bambino durante la guerra.
Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi.
Ne conservai il frammento più grande.
Eccolo.
Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità
di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai:
buche profonde, crepacci, ripostigli.
Conservai il piccolo specchio.
Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino,
ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita.
Anch'io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza.
Con quello che ho, però, posso mandare la luce, la verità,
la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza
nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno.
Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto.
In questo per me sta il significato della vita".

Bruno Ferrero

lunedì 23 settembre 2013

Perdona l’errore


Ama la verità ma perdona l’errore.

Voltaire (pseudonimo di François-Marie Arouet)

domenica 22 settembre 2013

E il treno corre e va


Ed eccomi qua di nuovo in treno.

Seduta dal lato del finestrino guardo la campagna coi suoi campi lavorati, i suoi vigneti pronti alla vendemmia, con gli orti e frutteti.

Ogni tanto sobbalzo al passaggio del treno sul binario accanto, poi la vista ritorna a riposarsi di nuovo sui campi, vigneti, orti e frutteti. E il treno corre e va.

Qualche casa si leva sui campi, qualche costruzione si fa più frequente: appaiono dei capannoni, appaiono ex aree industriali poi, come sono apparse, tanto scompaiono lasciando posto all'estensione dei campi. I capannoni sembrano ruderi, spettri, alcuni ritornati alla vita, altri tuttavia mai abbandonati, come ultimo baluardo che fronteggia una guerra tra epoche, che fronteggia il tempo inarrestabile, il denaro motore di ogni cosa e la domanda che cambia. E il treno corre e va.

Anche qualche pezzo di terra è abbandonato, è lasciato alla gramigna, alle vitalbe, alle sterpaglie; tuttavia ancora ospita vita, tuttavia ancora può essere lavorato, piantumato, reso fertile. Anche se l'abbandoni, la campagna non diventa rudere e non diventa spettro, ombra di ciò che è stata ma ritorna ad essere materia grezza, legno da scolpire, ferro da fondere, creta plasmare.
Nessun campo può morire, nessun campo pò crollare, nessun campo può finire.

E pensieri corrono e vanno come questo treno che corre e va.

Sunwand

sabato 21 settembre 2013

Un valzer di Chopin


Un valzer di Chopin riempie la sala
una danza selvaggia e scatenata.
Alla fine pallido chiarore,
il pianoforte adorna un'appassita ghirlanda.

Il piano tu, il violino io,
così suoniamo e non smettiamo
e attendiamo inquieti, tu e io,
chi per primo spezza la magia.

Chi per primo interrompe il ritmo
e scosta da sé le candele,
e chi per primo pone la domanda,
a cui non vi è risposta.

Herman Hesse

giovedì 19 settembre 2013

Scrivere la storia


"Scrivere la storia è un modo per sbarazzarsi del passato"

Johann Wolfgang von Goethe

lunedì 16 settembre 2013

Un martedì correndo...


Martedì 10 settembre:
la corsa, il galoppo!

Aaaah, la sveglia! Ore 06:10
Ho preso tutto? Ore 06:30
Tre, due, uno....viaaaaa!
Ore 06:40

Parcheggio. Ore 07:10
Biglietti. Ore....cacchio!
Parte il treeeeno! Ore 07:21
Preso per un soffio. Ore 07:25

In treno con Giorgia. Ore 07:26
Chiacchierata sulla tesi. Ore 07:29

Su come fare la tesi. Ore 07:40
Su con chi fare la tesi. Ore 07:45
Su cosa fare la tesi. Ore 07:58
Sul dopo tesi. Ore 08:15

Stazione Centrale Bologna. Ore 08:35
P.zza Galvani. Ore 08:59
Entriamo nello studio. Ore 09:05
Non ne posso più. Ore 09:30

Andiamo a pranzo? Ore 13:00
Ci sono, fatto! Ore 13:20
Andiamo?!!! Ore 13:25
Usciamo. Ore 13:40

Pranzo da Eataly. Ore 13:50
Piatto sul tavolo. Ore 14:05
Finiamo. Chiacchiere. Ore 14:40
Entriamo nello studio. Ore 15:00

Devo prendere il treno! Ore 15:05
Aspetta un attimo che finiamo. Ore 15:10
Metto via tutto. Ore 15:15
Guarda che non ce la fai. Ore 15:20

Scappo. Ore 15:21
Non ce la faccio! Ore 15:25
Prendo il taxi. Ore 15:27
Parte il treno. Ore 15:35

Preeeso! Ore 15:36
Un vecchio amico. Ore 15:40

Cosa fai di bello? Ore 15:45
Come sta Luca? Ore 16:05
E te? La morosa? Ore 16:15
Ciao alla prossima. Ore 16:43

Stazione Cesena. Ore 16:45
Arrivo in facoltà. Ore 16:57
Appuntamento con la prof. Ore 17:00
Dovete prima parlare con il professore
che ha tenuto il vostro laboratorio. Ore 17:40

Incontro con l'altro professore. Ore 17:50
La voce trema, trema la mano. Ore 17:55
Nessun gruppo fa la tesi con lui. Ore 18:20
Appoggiamo le tavole in laboratorio. Ore 18:25

Corsa dalla prima professoressa. Ore 18:30
Okay, vediamoci il 24. Ore 18:45
Quindi...Ha detto di sì!!! Ore 18:50
Aperitivo! Ore 19:10

Torno a casa. Ore 21:40

Domani si dorme.

Sunwand

venerdì 13 settembre 2013

E...non ne posso più!


Eredità, maledetta eredità!
Ruderi, maledetti ruderi!
Vespai, maledetti vespai!

Quattro case, venti proprietari,
stanze di uno, stanze di un altro.

Tutti pretendono, nessuno fa.
Solo i più fessi sembrano prodigarsi
e per il bene di tutti.

Basta litigi, basta vendette!
Basta guerre tra famiglie.

E denunce e scaramucce
e contese e minacce.
Basta.

Non la voglio questa eredità!

C'è chi ha 1/6, chi ha 1/12
c'è chi ha 1/24, 1/81, 1/162.

Che casino!
Tutti pensano di guadagnarci,
tutti pensano che gli spetti qualcosa:
tutti devono, alla fine, solo pagare.

E pagare.
....e pagare. Non solo soldi.
Si paga anche con il proprio tempo,
con la propria pazienza,
con il proprio animo.

Ma di soldi ne vanno via tanti!

Basta guerre, basta perfidia!
Non ne posso più!

Finite questa bramosia,
voglio pace, Amen e così sia!

Sunwand

lunedì 9 settembre 2013

Le più belle poesie si scrivono sopra le pietre


Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da argenti
della divina follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all’umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d’oro
e l’albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu sì, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l’assenzio
di una sopravvivenza negata.

Alda Merini - La Terra Santa, 1983

sabato 7 settembre 2013

Mai più la guerra!


Terza guerra mondiale?
Ancora orfani, sangue, distruzioni.
Ancora dolore, violenza, ancora follia.
Perché la guerra è follia, pazzia,
perché la guerra è sadismo,
è distruzione, è olocausto.
Da ὅλος καυστός,
ciò che viene completamente
arso, bruciato, consumato.

E noi?
Ce ne stiamo qua,
a parlare di cosa fare sta sera,
del vestito da mettersi,
di quale trucco, di quale scarpa;
dell'ultima ricetta, dell'ultima vacanza,
dell'ultima birichinata del proprio figlio,
di quell'attore, di quel film...
Già, questa è l'ultima serata della
Mostra del Cinema di Venezia...

E noi facebookiamo, tweetiamo,
googliamo, siamo persone informate,
leggiamo sul sito dell'Ansa, su Repubblica, su...

Poi? La vita è la stessa.

Intanto a persone inermi
viene distrutta la casa,
vengono distrutti i sogni,
viene distrutta la vita.

Ma tu sai chi è Assad?
Ma tu conosci le azioni dei ribelli?

Qual'è la cura per una guerra,
per una guerra dove
"i buoni e i cattivi"
sono da entrambe le parti?

Una guerra? Un'altra guerra?
Presso quale schieramento?

Perché la guerra è follia, pazzia,
perché la guerra è sadismo,
è distruzione, è olocausto.

La cura è la pace. C'è tanto bisogno di pace.

"Mai più la guerra!(...)
C'è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia
sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire!
Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace.
Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!(...)
Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro,
la cultura del conflitto quella che costruisce la
convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa:
la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo;
questa è l’unica strada per la pace.(...)
L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace
e di sentire parole di speranza e di pace!"
               (Papa Francesco, Allocuzione all’Angelus,
               Piazza San Pietro, domenica 1 settembre 2013)

Che cos'è la pace?
È rompere! Eh, sì!
Rompere convenzioni e convinzioni,
come dice Tonino Lasconi.
Gesù "ha un'idea tutta sua della pace(...)
diversa da quella che normalmente
viene chiamata tale: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Gv 14,27).
Che pace è quella di Gesù?(...) LA PACE DI GESÙ è
costruire il mondo come Dio l'ha pensato:
giusto, bello, ospitale per tutti i suoi figli.
La sua pace è giustizia, rispetto reciproco,
attenzione ai più deboli e ai più poveri, perdono,
armonia fra le creature e fra esse e il creatore.
È la pace che nasce dalla lotta quotidiana contro l'egoismo,
non dal sonno del menefreghismo."
               Tonino Lasconi, "Gesù il grande rompi".

Pace non è indifferenza,
pace non è menefreghismo.

Sunwand

fonti:
Libretto veglia per la pace
Un uomo di pace ma...

mercoledì 4 settembre 2013

L'anno delle tappe



Questo è stato l'anno delle tappe.

Altolà il malinteso!
Non nominino i cm,
le gambe corte,
nessuna questione di inferiorità
o di "botte piccola"!
No no no,
parlo di tappa agonistica,
di affannosa corsa,
di finale sollievo,
di incertezza nella riuscita,
di gioia per l'arrivo.
Decisioni da prendere
e scelte da fare.
E l'anno di cui parlo non va
da gennaio a dicembre.
Parte dal nebbioso autunno,
attraversa il freddo l'inverno,
esplode nella promettente primavera,
percorre la non troppo calda estate
per poi, forse, arrivare nel successivo
e ancora non definito autunno,
all'inizio o alla fine
o neanche.

L'ultimo esame all'università
prima del laboratorio pre-tesi,
L'utile - inutile tirocinio,
Preadolescendi sull'orlo
dell'irritante adolescenza
a cui fare postcatechismo,
"Ti amo" vietato, non detto, contenuto,
desiderato, dubitato
e finalmente proferito,
Il laboratorio di laurea da scegliere,
Mettersi a dieta e riuscirci,
Non rimanere indietro con gli esami,
Imparare a cucire.
Amicizie ritrovate, amicizie perse,
Lezioni, esercitazioni, revisioni, consegne.
Esami.
E ancora,
Lezioni, esercitazioni, revisioni, consegne.
Coccole e attenzioni, sperate e ottenute.
Gioie.
Fine di tutti gli esami...manca solo l'id.
Speranza e fiducia. Fede.
Finalmente l'idoneità.
Con tutto ciò che ha comportato.
Scelte per la Tesi? Nada.
Basta, fine, stop! Mare!
Voglia di vacanza. Vacanza?
Macchè!!
Conchiglie, trapano e punta da 2mm,
Bologna, portici, FAI e Factum Arte,
Buste di caffè, macchina da cucire,
Gonna da modificare.
Imbiancare casa,
fai da te, non solo bianco.
Ma...Lui mi ama? Mi vuole ancora?
È lontano, è freddo, è...Luca.
Non mi ama, non lo amo, non mi ama...
"Ti amo, tesoro" e il cuore esplode,
lo abbraccio prima che veda gli occhi lucidi.
Respiro il suo odore, sento il suo calore,
questa notte non me lo voglio dimenticare.
E partire, fare la valigia, scegliere i panni,
e non sapere il giorno del ritorno
davvero non ha  prezzo.

E la montagna è una metafora,
è la metafora di questo anno.
È fatica e arrivo, è allenamento,
è amore.
La montagna è bellezza infinita
che non credevi, che non ti aspettavi,
"È così che mi immagino il paradiso"
mentre ancora stavamo camminando,
mentre ancora il fiato era corto
mentre il cuore e i polmoni desideravano
l'ossigeno. Dio, l'ossigeno.
Tesoro, ti guardo e...ti amo.
Non darlo per scontato,
non darmi per scontata.
E di notte "Hai freddo?"
"Sììì", mi abbracci, mi scaldi,
schiena contro schiena,
vorrei che ogni notte fosse così.
La strada, la tappa, l'arrivo.
E poi si ricomincia,
in ogni senso.

Si ritorna a casa,
mi mancava la mia casa,
così grande, così famigliare,
così incompleta, così vuota.
Mi mancava il mio letto
ma ora manchi te.
Tesi tesa, tesa dalla tesi,
la tesi che incombe,
ma quale tesi?
Quale socia, quale relatore,
decisioni da prendere...E
Bologna, portici, FAI e Factum Arte,
dov'ero rimasta?

Dubbi, speranze,
appuntamenti e tappe.
Cosa succederà?
Mettersi a dieta e riuscirci.
Tesi, che ansia,
Tesoro stammi vicino.
Il lavoro inizia, la scuola inizia,
i corsi iniziano, la palestra inizia.
Tutto inizia quando tutto sta finendo.

Intanto mangio cioccolata.

Sunwand

Vedi anche:
Fine di un'epoca
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