In molti articoli, lettere, mails, raccolte di firme,
petizioni ecc., man mano che la scadenza dell'ultimatum si avvicina, compare
questa parolina: GUERRA. Una parolina malvagia, ma, come sapeva Giovanni quando
scrisse l'Apocalisse e come molti di voi sanno, antichissima. Più che di
letteratura si tratta della Storia dell'Umanità. Se toglieste le guerre dai
libri di storia, finireste col distruggere i libri stessi. Gli storici non avrebbero di che parlare. L'umanità passa da una
guerra all'altra, e le guerre vengono ricordate e narrate non per rifiutarle, per imparare dagli errori, ma
per allevare e crescere assassini, massacri umani e bassezze di ogni genere.
Ma qualcuno conosce la guerra dal di dentro? Dall'interno?
So che bisogna stare nel rogo per conoscere il dolore di chi sul rogo viene
bruciato. So che è necessario stare in una cella dei sotterranei della DINA, o
della GESTAPO o del KGB o di quel che volete per sentire il terrore e la
solitudine opprimente del terrore.
Per questo voglio raccontarvi qualcosa che ho vissuto,
qualcosa che è mio da quasi trent'anni. Qualcosa che non mi fa né più grande né
più forte, ma che, al contrario, mi rimpicciolisce e mi soffoca.
La guerra è il disordine delle cose. Il disordine delle cose
è una irresponsabilità. La guerra quindi è una irresponsabilità politica,
sociale e criminale. Sono stato soldato per quasi 20 anni, sono passato per
tutti i tipi di truppa, come membro del corpo dei paracadutisti. Da recluta a
ufficiale. Di tutti questi anni ho ricordi di grida, di pianti, di carni
straziate, di corpi fatti a pezzi dalla mitragliatrice, o dai proiettili o
dalle baionette. Carri armati che spappolavano giovani della mia
età, davanti allo sguardo impietrito dei carristi, che, lo so bene, se lo
sognano ancora di notte.
La guerra è così. Il fumo che soffoca la gola, che fa
bruciare gli occhi, la morte sopra di te, al tuo fianco, sotto di te, attorno a
te. Questi figli di mamma, che si sbudellano sul campo di battaglia, per
l'onore della loro patria, che ha chiesto loro troppo. Ha chiesto la tua
gioventù e tu uccidi, sventri, perché hai solo questo. La tua giovinezza, e la
vuoi conservare...non importa a che prezzo.
E uccidi, fai a pezzi, bruci, mitragli, bombardi, perché
altrimenti fanno la stessa cosa a te. Accoltelli il tuo prossimo, che l'unico
male che ha fatto è stato di nascere nell'altro paese, perché lo ha mandato un
ufficiale superiore, che a sua volta è stato mandato da un altro ufficiale
comandato a sua volta da un politico di quelli che se non fanno una guerra non
entrano nella storia.
Quanti uomini politici conosci che hanno evitato una guerra?
Che sono entrati nella storia per evitare una guerra? Lasciamo perdere. Non è
questo ciò di cui vogliamo parlare perché non c'è tempo. Il caso vuole però che
hai la possibilità di rifiutare di combattere. Ma anche questo ha i suoi
codici.
Se sei soldato al fronte e ti rifiuti di ammazzare il nemico
vieni immediatamente fucilato. Ti uccidono perché TU non vuoi uccidere! In guerra, se ne esci vivo, intero o meno,
perdi l'anima. Perdi sempre. Non ci sono vincitori in guerra: solo quelli che
stanno lontano dal fronte, dal suo fango, loro, quelli che comprano sangue e
vendono armi, loro sono quelli che vincono. Gli unici trionfatori.
E che non ti ingannino con la bandiera, con la terra o il
sacro suolo della nazione: c'è sempre di mezzo il denaro, c'è sempre un
interesse monetario, sempre... E a te nel peggiore dei casi è riservato il tuo
pezzetto di terra, due metri per uno per due di profondità. E' quello che ti
danno e ai tuoi genitori una medaglia e una pergamena.
E tu cos'hai fatto? Nel frattempo hai massacrato,
incendiato, distrutto, ucciso. Ho visto uomini, ridotti a una pira umana,
correre, amici miei, e soldati dell'altro campo.
Ho visto molti senza braccia tentare di alzarsi.
Ho visto un ufficiale correre sui moncherini dei suoi piedi,
perché una granata gli era scoppiata fra i piedi. Che altro? Ho visto civili.
Sai chi soffre di più di quella imbecillità umana che chiamiamo guerra? I
bambini. Loro soffrono per l'imbecillità dei grandi, di quelli che dovrebbero
proteggerli. Li bombardano col napalm, con esplosivi, li mitragliano, e sai...
muoiono anche i bambini, e se non muoiono restano con un gravissimo trauma.
Io li ho visti. Io l'ho fatto. Io ero lì. E per più di 20
anni sono stato un assassino al servizio dello Stato. Io che sono stato un
operaio agricolo, un professionista del cinema e della televisione e che oggi
sono un medico oculista. Io ho ucciso più gente di quella che potrei mettere al
mondo in 50 anni. E a vent'anni avevo ucciso più gente di quanti amici avessi.
Io che ho visto la guerra dal di dentro, so cos'è. Potrei stare ore a
raccontarti cose una più macabra dell'altra. Ma preferisco questi piccoli
cenni, altrimenti sarebbe di cattivo gusto.
Avete visto quelle statue ai grandi uomini, al soldato
eroico? Nelle piazze? Bene. Questo non ha niente a che vedere con il balbettio
del soldato che la battaglia ha sconvolto. Morto di fame, di freddo, di sete,
di paura, indolenzito, stanco, appena finisce la battaglia si butta a terra con
gli occhi fuori dalle orbite, fra i suoi compagni, amici o nemici, vivi o
morti, a riposare. Ma la sua anima non riposa.
Meno male che le madri non vedono i figli sventrati, non
vedono com'è ridotta la loro faccia, quando un proiettile gliel'ha spappolata,
il suo bel viso di ragazzo o quando ha calpestato una mina o quando una granata
lo ha fatto a pezzi, tanto che neppure le scarpe sono rimaste.
Mi fa venire la nausea leggere di persone che invocano la
guerra. Mi fa schifo leggere quegli articoli di uomini politici che parlano
della guerra come tu ed io parliamo di andare a fare una passeggiata o di fare
l'amore con la nostra moglie. Che parlano di come mandare alla morte migliaia
di ragazzi, come tu ed io parliamo dell'educazione dei nostri figli. E tutto
per qualche pozzo di petrolio. Sempre soldi di mezzo.
Io mi sono guadagnato una medaglia. Lasciammo litri di
sangue al fronte. Io personalmente ho assistito a 168 sepolture di ragazzi del
mio reggimento. Abbiamo vinto, dissero i giornali. Ci siamo guadagnati un
trattamento da eroi. Trattamento psicologico. Ma la faccia sporca della guerra
è presente giorno e notte. E' una ferita aperta, sanguinante, purulenta sulla
faccia dell'Umanità. Ma sempre, sempre troverai degli idioti che sventoleranno
la bandiera della guerra.
Troverai sempre dei giovani, ingannati, che si arruoleranno
contro questo o quel sistema e andranno in guerra. Professionisti che vivono
della spada. Professionisti che studiano e investono fortune in armi moderne,
superbombe, aerei supersonici, invece di investirli nel bene dell'Umanità.
Io sono uno di questi. Né più né meno. Né il migliore né il
peggiore. Ho svolto bene il mio incarico. Ho liquidato, assassinato, sabotato,
accoltellato centinaia di uomini, qualche volta un vecchio e qualche volta una
donna. Non so. Ho la mia colpa, ed è mia. Vivo insieme a lei e mai, mai ho
chiesto misericordia.
So cosa vuol dire tornare dal fronte, e già dopo due mesi
non sei più l'eroe, sei quello che deve cercare il modo di vivere con se
stesso. Non ti riconosci più. Sei un altro. Un assassino. Con le tue medaglie,
i tuoi ricordi, e un gran vuoto nel cuore e un nodo allo stomaco. E una gran
confusione nel cervello. E migliaia di fantasmi nei tuoi sogni.
Solo a questo serve la guerra. Per uccidere e rendere
inumano l'essere umano. Continuo a non capire quelli che appoggiano questa
barbarie. Quando vedo i documentari degli anni precedenti alla mia guerra:
Vietnam, Indocina, Sinai, Kenya, Algeria, Laos, Nicaragua, Cuba, Europa....e
vedo tutta quella gente che va a combattere con aria di trionfo: non li
capisco. Non li capivo allora, e adesso ancora meno.
Un vecchio soldato yankee, del Vietnam, mi diceva una notte
di ricordi amari, a Madrid, dove eravamo allora, nel '77: "Fratello, sul
nostro viso sono segnati 30.000 anni di barbarie. Siamo i migliori, perché
siamo rimasti vivi per raccontarlo".
Adesso lo capisco, e lo racconto. Non voglio concludere
questo scritto con un NO ALLA GUERRA, perché sarebbe ripetitivo. Neppure con
LASCIATECI GODERE IL MONDO, perché suona volgare. Voglio solo dire quello che
ho detto. Siamo tutti abbastanza grandi per finire come meglio credete. Io non
sono né un giudice né un giurato. Per molti anni sono stato un carnefice e
questo mi basta. L'umanità giudicherà.
lettera di un ex ufficiale di uno Stato in guerra