domenica 28 ottobre 2012

Davanti ad una finestra...forse qualcosa di più



Tanti anni fa una ragazzina si avviò, armata di sedia, al davanzale della sua finestra.
Era un periodo dove il suo cuore, avvolto nell’oscurità delle tenenbre, era colmo di tristezza e di solitudine. Almeno questo a lei sembrava. In realtà aveva amiche, compagne di scuola, cugini con cui divertirsi, parenti e genitori che le volevano bene.
Ma lei pensava “Sono un peso”, “Sono inutile”, “Non mi vuole nessuno”, “Che vita mi aspetta davanti?”…
E intanto, appoggiata la sedia sotto la finestra, ci salì.
“Se lo faccio libero da un peso anche i miei genitori. Tutti staranno meglio senza di me!”

Poi, smise di guardare giù. Si voltò e osservò la sua camera, scendendo dalla sedia.
“Ma veramente i miei genitori starebbero meglio?” E si immaginò sua mamma straziata dal dolore.
“Oddio, non posso farlo!”
“Non voglio far soffrire i miei anche se io sto davvero male…anche se io mi sento sola e…”
E poi, pensando capì.
“Sola: davvero o questa cosa la vedo solo io? È davvero così? E se fossi io ad essere avvolta in una coltre nera che non mi permette di vedere bene quello che ho attorno di più bello?
Sono in un tunnel di cui non vedo la fine: prima o poi, avanzando, guadagnerò l’uscita…”

Quella ragazzina ero io.
Un giorno, una settimana, mesi o un anno, non importa quanto. È necessario fare uno sforzo e guardarsi bene intorno e se nulla c’è di bello a cui aggrapparsi, aspettare perché non è vero, perché in realtà sei solo tu che non lo vedi ma, fidati, c’è! Devi sforzarti ad oltrepassare indenne la nebbia, a guadagnare l’uscita, ad andare avanti. Perché poi, tutto passa, perché tutte le ferite guariscono se si smette di pensare a se stessi!
Già. Sono convinta di questo, che le persone che si suicidano (e qui tutti mi accuseranno per quello che sto per dire) sono persone egoiste.
Non vedono o non pensano a chi hanno accanto, alla propria famiglia, agli amici, a chi dovrà occuparsi del loro corpo, a chi li dovrà raccogliere, a chi li perderà.
Mentono a se stessi senza rendersene conto.

Fidatevi: la coltre nera di cui parlavo prima è una pura nube di egoismo; il problema è che non ti accorgi di questa cosa. Non la vedi.
Quindi?
Il mio consiglio è ASPETTARE e AVER FIDUCIA. Tutto passa. Davvero.

Già qualche giorno dopo quella ragazzina capì che i suoi genitori non avrebbero potuto stare (inspiegabilmente) senza di lei, dopo qualche settimana si accorse di avere delle amiche e dopo qualche mese si rese conto che il mondo nel quale viveva, in fondo era un bel posto e imparò, dopo qualche anno, a vedere la bellezza e la meraviglia attorno a se, imparò a vedere la luce fuori da quella orribile coltre nera.
Dopo qualche anno, ormai dimentica di quel pomeriggio davanti la finestra e ormai così allenata nel cercare e nel gioire per le cose belle (sempre con qualche alto e basso, come ogni personaJ ) sentì, finalmente, "qualcuno" che da tempo la chiamava, che le parlava, che l’amava. La consapevolezza delle cose attorno a se si era affinata e ricordandosi di quel giorno capì che un "amico" gli aveva messo una mano sulla spalla, che l'aveva fatta voltare, guardando dietro di se cosa lasciava e cosa causava. Un amico, un compagno di viaggio seduto accanto a ciascuno di noi: peccato che tanti, molti, non se ne accorgono o preferiscono non vederlo o non sentirlo.

Lui mi ha cambiato la vita.

Sunwand

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