E dopo questo periodo altalenante, presa dal tirocinio e dall'unico esame rimasto indietro, che mi ha bloccato la registrazione di tanti
altri esami, ritorno alla solita vita, al solito tram tram, sempre di corsa.
Eppure eccomi qua, in un momento libero, in un momento in cui ho deciso (e ho
potuto) staccare la spina alle solite cose, sedermi al tavolo in cucina,
ritornare davanti al computer (eh, in effetti non ho staccato la spina al
computer: ci passo davanti più ore di quelle che uso per dormire) e,
finalmente, ritornare a scrivere.
Scrivere. Mi manca scrivere! Non che mi manchi tanto il
battere qua e là i tasti di una nera tastiera: quello che mi manca è lo
scrivere a mano. Mi manca prendere un foglio bianco, una penna idonea alla
grammatura e tessitura del foglio (ad esempio, se grosso e fibroso, preferisco
una penna a gel o, se normale, una classica Bic con tratto scorrevole e ben
nero oppure, se il foglio è sottile adoro le bp-s matic fine) e trovarmi sola
con loro scrivendo ogni cosa mi possa dettare la mia testa o il mio cuore, in
base alle circostanze.
Quanto è curativo scrivere!
Eppure spesso finisco penne a forza di scarabocchiare parole:
la fregatura è che avviene con il frenetico prendere appunti all’università. È
da molto che io, la penna e il foglio non ci ritroviamo da soli, è da molto che
non copro pagine bianche di frasi, di pensieri, che non le uso per raccontarmi,
per sfogarmi, per capirmi mentre rileggo quei fogli.
Un tempo quante lettere scrivevo a mano, incurante del fatto
che amiche e amici si parlassero per mail, chat o che a loro bastassero dei
semplici sms!
Fino a qualche anno fa io e Luca ci scambiavamo lettere,
magari ogni tanto; fino a qualche anno fa avevo un’amica di penna dove,
arrivata per posta una sua lettera o cartolina, subito correvo a risponderle:
ora più nulla e, oltre a questo, quando ci provo, non riesco più a farle belle
come un tempo. Perché?!
Mi piace prefigurare il layout ancora prima di scrivere, mi
piace comporre pensieri per ogni occasione, mi piace disegnare liberamente
sulla carta, mi piacciono, in generale, quelle cose artigianali, fatte a mano,
che hanno il sapore di un tempo che è stato. Forse è per questo che, dopo aver
scoperto in centro un negozietto meraviglioso, mi sono fatta catturare da un
libro di calligrafia, da un cofanetto con stecche di ceralacca, inchiostri e un
sigillo su cui ho inserito la lettera D. Eppure, da allora poco ho fatto, poco
mi sono esercitata, poco ho imparato di calligrafia e poco tempo ho avuto a
disposizione.
Eppure non mi arrendo al fatto che siamo tutti ormai portati
a non fermarci, a non pensare ma a fare e andare avanti, a correre dividendoci a
fatica tra lavoro e casa, ufficio e affetti; eppure, nonostante mi dicano che
chi farà il mio lavoro, vivrà per il lavoro, non desisto dalla voglia di
dedicarmi alle tante mie passioni e hobbies, a dedicarmi a tutte quelle variegate
piccole attività che mi arricchisco, che mi fanno sentire bene, che mi regalano
frammenti di sogni nella realtà.
Come solo una penna e un foglio possono fare.
Sunwand
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