venerdì 31 maggio 2013
mercoledì 29 maggio 2013
lunedì 27 maggio 2013
sabato 25 maggio 2013
Nella maniera in cui l'amore deve manifestarsi
venerdì 24 maggio 2013
M'avevano detto che Tu non esistevi
Ascoltami, o Dio!
M'avevano detto che Tu non esistevi
ed io, come un idiota, ci avevo creduto.
Ma l'altra sera, dal fondo della buca di una bomba,
ho veduto il Tuo cielo.
All'improvviso mi sono reso conto
che m'avevano detto una menzogna.
Se mi fossi preso la briga di guardare bene
le cose che hai fatto Tu,
avrei capito subito che quei tali
si rifiutavano di chiamare gatto un gatto.
Strano che sia stato necessario
ch'io venissi in questo inferno
per avere il tempo di vedere il Tuo volto!
Io ti amo terribilmente...
ecco quello che voglio che Tu sappia.
Ci sarà tra poco una battaglia spaventosa.
Chissà?
Può darsi che io arrivi da te questa sera stessa.
Non siamo stati buoni compagni fino ad ora
e io mi domando, mio Dio,
se Tu mi aspetterai sulla porta.
Guarda: ecco come piango!
Proprio io, mettermi a frignare!
Ah, se ti avessi conosciuto prima…
Andiamo! Bisogna che io parta.
Che cosa buffa:
dopo che ti ho incontrato non ho più paura di morire.
Arrivederci!
Questa preghiera è stata trovata nello zaino di un soldato
morto nel 1944 durante la battaglia di Montecassino
mercoledì 22 maggio 2013
E preferisco questa palla verde e bianca e azzurra
Helen Yancy |
E preferisco questa palla verde e bianca e azzurra e
brulicante di bene di male di vita che chiamano Terra. È una palla avvelenata, lo
so, e a toccarla e a starci si muore, lo so: la vita, François, è
una condanna a morte. Però hai ragione a non dirmelo.
E proprio perché siamo condannati a morte bisogna
attraversarla bene, riempirla senza sprecare un passo, senza addormentarci un secondo, senza temer di sbagliare, di
romperci, noi che siamo uomini, né angeli né bestie, ma uomini.
Oriana Fallaci - Niente e così sia
lunedì 20 maggio 2013
Figlio
A mio cugino che è diventato babbo.
A mia futura cognata che è diventata mamma.
A mia mamma, la migliore delle mamme.
A mia mamma, la migliore delle mamme.
Ti costruirò mani di acciaio per scalare le montagne più
dure.
Ti cucirò vestiti robusti che resistano ad ogni tempesta,
perché il tuo corpo non debba mai soccombere quando il vento
soffia forte.
Donerò ai tuoi occhi la profondità e farò conoscere al tuo
cuore
le meraviglie che ti abitano intorno.
Ti insegnerò a comprendere anche quando non c’è nulla da
comprendere.
Non soltanto perché ti servirà ad essere più indulgente con
gli altri,
ma perché ti aiuterà a farti meno male.
Ti dirò che solamente parlando si risolvono le crisi e che
la violenza
può muovere esclusivamente nuova violenza.
Ti farò conoscere quanto sono importanti le parole
e tu imparerai a riempire di sostanza ogni tuo discorso.
Solo quando lo vorrai, ti concederai il lusso di dire delle
sciocchezze.
Ben sapendo, però, che le stai dicendo.
Ti racconterò che non esiste solo il bene, ma che col bene
si costruiscono i legami più solidi.
Fabbricherò un’armatura che ti protegga da ciò che ti
procura dolore,
ma farò in modo che, anche tolta quella,
tu abbia tutti gli strumenti per non aver paura.
Resterò al tuo fianco ogni giorno.
Ma saranno giorni in cui fonderò le basi per la tua
indipendenza,
poiché nel trovarti da solo, non dovrai mai sentirti perso.
Lascerò che sbagli e non ti darò le soluzioni neanche quando
le conoscerò.
Ti insegnerò a capire che la tua serenità non può dipendere
da fattori esterni,
perché soltanto in te esiste la chiave per essere sereno.
Ma ora vieni qua, amore.
Ora che ancora sei bambino e posso stringerti forte al cuore
senza sentirmi sciocca.
Ora che la tua spensieratezza è soltanto mia e di nessuno
più.
Ora che posso vederti correre e giocare tutto il tempo.
Ora che i tuoi sorrisi mi restituiscono il senso delle mie
giornate.
Vieni, bambino mio.
Siediti sulle mie ginocchia e ascolta la favola che ti piace
tanto.
Domani crescerai e ti mancheranno tempo e voglia di
ascoltarla.
Ed io, che disperatamente vorrei fermare il mondo in questo
istante,
ti prometto che saprò lasciarti scendere quando sarai stanco
e che non mi arrabbierò
se un giorno sulle mie ginocchia avrai pudore di salire.
Adesso, però, resta un po’ di più.
Serena Santorelli
venerdì 17 maggio 2013
So che finché vivo niente mi giustifica
Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d'acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all'albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell'esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d'ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere.
Wislawa Szymborska - Chiedo scusa...
martedì 14 maggio 2013
venerdì 10 maggio 2013
Logiche economiche
lunedì 6 maggio 2013
Pensiero
Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
Qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
Pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei così ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e così possa perderti
nell'antro della follia.
Alda Merini- La terra santa
sabato 4 maggio 2013
Il trapianto è il salvataggio
Il trapianto è il salvataggio di due organismi viventi. Della persona trapiantata che lotta per la sua sopravvivenza, e dell'organo che lotta per la sua. Ed entrambi, da soli, non hanno speranza, mentre uniti si salvano. Il corpo che accoglie l'organo trapiantato è perciò come un grembo materno, come un utero, che accoglie un figlio a cui dà la vita, mentre la riceve da lui. L'esperienza del trapiantato è incredibilmente simile a quella della gravidanza. Il principale desiderio, la principale preoccupazione della persona trapiantata è di saper accogliere l'organo che ha ricevuto, e di salvarlo, curarlo, risanarlo. E anche i medici hanno la stessa preoccupazione, la stessa cura. La persona trapiantata sa perfettamente e ricorderà sempre che quell'organo non è suo, che è parte di un'altra persona, e che lei ne è soltanto la custode, il grembo accogliente. Non dimenticherà mai chi, morendo, glielo ha lasciato. Anzi ne rivive in ogni istante l'agonia, la morte come fosse la propria. Perché da quella morte è scaturita la sua vita. C'è un rapporto spirituale profondo fra la persona trapiantata e il donatore. Una intimità tanto forte che è bene che il trapiantato non sappia chi è il donatore, non lo conosca.
Francesco Alberoni - Donazione degli organi, dedicato ai tanti che sono ancora incerti (Corriere della Sera, 28 agosto 2000, p.1)
mercoledì 1 maggio 2013
Parlaci del lavoro
Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il
sussurro del tempo si trasforma in musica.
Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e
muta quando tutte le altre cantano all'unisono?
Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una
sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte
quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita.
E amare la vita
attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.
Originale:
When you
work you are a flute through whose heart the whispering of the hours turns to
music.
Which of
you would be a reed, dumb and silent, when all else sings together in unison?
Always you
have been told that work is a curse and labour a misfortune.
But I say
to you that when you work you fulfil a part of earth's furthest dream, assigned
to you when that dream was born,
And in
keeping yourself with labour you are in truth loving life,
And to love
life through labour is to be intimate with life's inmost secret.
Kahlil Gibran - Il Profeta
vedi anche: Il lavoro è amore rivelato
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