sabato 26 luglio 2014

Da dentro le mie cicatrici.


In foto ti vedi come ti vedono gli altri, ed è insopportabile. Io avrei voluto una foto dei miei vorrei.. dei miei non potevo ma adesso eccomi, sarei stata meravigliosa vista da dove mi guardo io.
Da dentro le mie cicatrici.

Concita De Gregorio - Così è la vita - 2011

mercoledì 23 luglio 2014

Come può una storia finire dopo otto anni di complicità, di amore ricambiato?


Come può una storia finire dopo otto anni di complicità, di amore ricambiato?
Non sto parlando di semplice tradimento che brutalmente stronca una relazione, non sto parlando di chissà quali azioni o eventi che immediatamente mettono un punto, il punto finale, ad un importante capitolo della nostra vita.
Parlo di quella fine inaspettata, forse sono temuta, quella che spiazza: uno lascia e l'altro si smarrisce.
Essere lasciati dalla persona che si ama è un pugnale a doppio filo che brutalmente si insinua nel cuore: ti lascia esanime e disperato. Per quanto il tempo possa guarire tutte le ferite, le cicatrici rimangono.
Eppure spesso quella lama da tempo è lì davanti al petto: tuttavia finché non entra non ci accorgiamo della sua presenza. L'amore finisce, i sentimenti dei momenti iniziali sono mutati, si cresce e gli interessi cambiano.
È quello che è successo qualche giorno fa ad una amica. Ora questo può succedere a tutti, sposati o fidanzati: mi sono chiesta quindi se tutte le motivazioni che chiudono un rapporto che durava da anni in realtà siano solo il risultato di segni non colti precedentemente, di ripetuti e abituali comportamenti sbagliati che portano ad allontanare le due persone.
Così ho pensato un po' alla storia tra me e L., a quanto, tempo fa, la tensione fosse aumentata tra noi tanto da arrivare pressoché vicini alla rottura. Sono convinta che molto spesso la fine di una storia sia responsabilità di entrambi: voglio quindi fare un mea culpa, una riflessione su come allontaniamo da noi le persone che ci voglio bene, su come portiamo la persona che abbiamo accanto in una strada senza uscita.
In realtà il come non è di certo solo uno; tuttavia credo che siano due gli atteggiamenti frequenti che molti di noi commettono. Credo che il primo sia scaricare tutti i nostri affanni, le delusioni, i fallimenti, sul nostro partner, sfogarci pesantemente per ogni cosa, insomma riversagli addosso le nostre frustrazioni e darlo per scontato.
Le delusioni di una giornata al lavoro, le tensioni che portiamo addosso, la stanchezza, sono pesi che abbiamo bisogno di scaricare e chi meglio c'è di chi abbiamo accanto per essere ascoltati? È solo parte di un pensiero l'idea che anche lui/lei abbia avuto una giornata non facile e che oltre a sopportare il proprio peso debba anche accollarsi il nostro. Un grande errore spesso è credere che le nostre frustrazioni, i nostri impegni, siano assolutamente e di gran lunga più pesanti, assillanti esasperati di quelli sopportati dalla nostra metà. E magari è anche vero.
Nulla però ci da il diritto di rispondere in malo modo, di alzare la voce, di accanirci contro chi nulla ha a che fare con tutto ciò che durante la nostra giornata è successo. La frustrazione è da lasciare fuori dalla porta di casa. Ora se questa situazione si protrae per anni ci si abitua, si impara a pazientare, si spera che le cose vadano meglio; infine, però, si raggiunge la frutta! Non è facile rendersi conto di questa cosa, no non lo è per niente! Pensi che sei tu che sopporti tutto e lui/lei deve solo ascoltarti in fondo. Brucia sulla pelle la rabbia che cresce quando chi hai accanto non ti vuole ascoltare, un la pensa come te, e tu inveisci, alzi la voce...
Rendersi conto dei modi di comportarsi sbagliati è dura, è dura persino cercare di pensare che siamo noi a sbagliare quindi figuriamoci quanto sia difficile cambiare davvero. Eppure è necessario.
Ogni giorno dovrebbe essere teso migliorare se stessi, metterci in discussione, guardarci allo specchio e tentare di accorgerci dei nostri errori prima di ricevere una bella botta sui denti! Forse se lungo la strada cerchiamo di non dare per scontata la persona con cui ci teniamo per mano, se cerchiamo di vivere con più tranquillità e leggerezza, se cerchiamo di abbandonare le frustrazioni, l'abitudine, la stanchezza e l'egoismo, forse davanti a quella strada chiusa, davanti a quel vicolo cieco, insieme si potrebbe abbattere quel muro e proseguire il cammino su quella strada uniti anziché lasciare la mano, voltarsi e andarsene.

Sunwand

lunedì 21 luglio 2014

A tutti serve un copilota


Ryan: Cara mi ha detto che tu hai qualche ripensamento.
Jim: Io non penso che sarò in grado di arrivare in fondo.
Ryan: E perché hai deciso di dirlo solo oggi?
Jim: Beh...ieri sera me ne stavo...ero sul letto e non riuscivo a dormire così ho cominciato a pensare alle nozze, alla cerimonia e al fatto che stiamo comprando casa e che andremo a vivere insieme, che avremo un figlio e poi un altro figlio e poi Natale, il giorno del Ringraziamento, le vacanze scolastiche e poi le partite di football e tutto a un tratto si stanno laureando, trovano lavoro e si sposano e poi io divento nonno, poi vado in pensione, perdo i capelli, ingrasso e prima che me ne accorga sono morto. E mi sento come non...non faccio che pensare "A che serve?". Me lo sai dire a che serve?
Ryan: A che serve?
Jim: Sì, insomma, che sto mettendo in piedi qui?
Ryan: È, Jim, è il matrimonio, è tra le cose più belle sulla faccia della terra, è quello a cui ogni persona aspira.
Jim: Tu non ti sei mai sposato.
Ryan: Questo è vero.
Jim: Non ci hai nemmeno provato.
Ryan: Bhe, è difficile definire "provare", sai...
Jim: Non lo so, tu sembri più felice di tutti i miei amici sposati.
Ryan: Senti, Jim, non voglio mentirti: il matrimonio può essere un inferno e hai ragione, tutte quelle cose porteranno alla tua eventuale dipartita.
Jim: Esatto.
Ryan: Il tempo passa per tutti e non possiamo né rallentarlo né fermarlo e poi finiremo tutti nello stesso posto.
Jim: Già.
Ryan: Quindi non serve a niente.
Jim: Non serve a niente, è quello che dico io!
Ryan: Lo so...Sai, io non sono certo la persona giusta con cui parlare di queste cose ma, se tu ripensi ai ricordi più belli, ai momenti più importanti della tua vita, eri da solo?
Jim: No, credo di no.
Ryan: E pensaci un attimo: ieri sera, la sera prima delle nozze quando queste stronzate ti giravano in testa, tu e Julia e eravate in camere separate?
Jim: Sì, Julia è voluta tornare a casa e io sono restato da solo nella suite "Luna di Miele".
Ryan: Ti sentivi solo, eh?
Jim: Sì, parecchio solo.
Ryan: La vita è meglio in compagnia.
Jim: ...Già...
Ryan: A tutti serve un copilota.
Jim: Tu sei un grande!
Ryan: Grazie.
Jim: Allora, che aria tira là fuori?
Ryan: Non buona.
Jim: Lei è incazzata?
Ryan: Diciamo turbata.
Jim: Che dovrei fare?
Ryan: Va da lei!

Tratto da "Tra le nuvole" di Jason Reitman, sceneggiatura di Jason Reitman e Sheldon Turner

venerdì 18 luglio 2014

Doodle Mandela - Oggi avrebbe compiuto 96 anni

È così che Google lo vuole ricordare, non con un semplice doodle che lo rappresenti, bensì con una sequenza di immagini che ne descrivano il cuore, l'anima di quest'uomo: la sua essenza nelle sue frasi.
Quello di oggi è un doodle speciale e non voglio farmelo scappare!
Lo voglio "catturare", fermare, appuntare qui.
E così ecco le cit. di Madiba!


No one is born hating another person because of the colour of his skin or his background or his religion.
Nessuno nasce odiando qualcun altro per il colore della pelle, il suo ambiente sociale o la sua religione.

People must learn to hetea and if they can learn to hate they can be taught to love for love comes more naturally to the human heart than its opposite.
Le persone imparano a odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell'odio.

What counts in life is not the mere fact that we have lived. It is what diffefference we have made to the lives of others that will determine the significance of the life we lead.
Quello che conta nella vita non è il semplice fatto che abbiamo vissuto. È il modo in cui abbiamo fatto la differenza nella vita degli altri a determinare il significato della vita che conduciamo.

Educatione is the most powerful weapon which we can use to change the world.
L'istruzione è l'arma più potente per cambiare il mondo.

For to be free is not merely to cast off one's chains, but to live in a way that respect and enhances the freedom of others.
Essere liberi non significa solo spezzare le proprie catene. Significa vivere rispettando e valorizzando la libertà degli altri.

The greatest glory in living lies not in never falling, but in rising every time you fall.
La maggior gloria nella vita non è non cadere mai, ma rialzarsi ogni volta che si cade.

Quando una persona, con fede e pazienza, può cambiare il destino di un popolo.

lunedì 14 luglio 2014

Danno collaterale

Marika, 20, with newborn baby in Faizabad hospital. Badakhshan Province.
Photo by Paula Bronstein, Getty Images
Quindi parlò delle tradizioni tribali che accompagnavano il conflitto nella regione: la jirga che i gruppi belligeranti tenevano prima di fare una battaglia, per discutere quante perdite erano disposti ad accettare, dato che i vincitori erano tenuti a prendersi cura delle vedove e degli orfani dei nemici sconfitti.
«La gente in quella parte del mondo è abituata alla morte e alla violenza» affermò. «E se dite loro: "Ci spiace che tuo padre sia morto, ma è morto da martire perché l'Afghanistan potesse essere libero", e se offrite loro compensazione e onore per il sacrificio che hanno fatto, credo che la gente ci sosterrebbe, anche adesso. Ma la cosa peggiore è quella che stiamo facendo: ignorare le vittime. Chiamarli "danno collaterale" e non cercare nemmeno di contare il numero dei morti. Perché ignorarli significa negare che siano mai esistiti, e nel mondo islamico non c'è insulto peggiore. Per questo non saremo mai perdonati.»

Greg Mortenson e David Oliver Relin - Tre tazze di tè

Central Asia Institute

domenica 13 luglio 2014

Abbiamo perso anche questo crepuscolo


Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Ho visto dalla mia finestra
la festa del tramonto sui monti lontani.

A volte, come una moneta
mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l'anima oppressa
da quella tristezza che tu mi conosci.

Dove eri allora?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perché mi investirà tutto l'amore di colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?

E' caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo
e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi.

Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.

Pablo Neruda

giovedì 10 luglio 2014

Il sogno è il nutrimento dell'anima


L'uomo non può mai smettere di sognare. Il sogno è il nutrimento dell'anima, come il cibo è quello del corpo. Molte volte, nel corso dell'esistenza, vediamo che i nostri sogni svaniscono e che i nostri desideri vengono frustrati, tuttavia è necessario continuare a sognare, altrimenti la nostra anima muore.

Paulo Coelho, Il cammino di Santiago

mercoledì 2 luglio 2014

Perché mentre proteggi i piedi c’è sempre qualcuno che raccoglie una pietra per tirartela in testa


Forse dovrei raccontarti un mondo di innocenze e gaiezze. Ma sarebbe come attirarti in un inganno. Sarebbe come indurti a credere che la vita è un tappeto morbido sul quale si può camminare scalzi, e non una strada di sassi. Sassi contro cui si inciampa, si cade, ci si ferisce. Sassi contro cui bisogna proteggersi con scarpe di ferro. Ma neanche questo basta perché, mentre proteggi i piedi c’è sempre qualcuno che raccoglie una pietra per tirartela in testa.

Oriana Fallaci - Lettera ad un bambino mai nato
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