10 anni fa. L'inizio di una nuova era, di una nuova storia, segnato drammaticamente da un' evento, dal terrore, dalla morte.
10 anni dopo. Voglia di riscatto, di ricostruire, di ridare forma e vita.
L'uomo che rialza le torri
"Amo New York", ci ha detto, "come molte
persone. Per me New York è la città dell'ispirazione, è una città unica nel
mondo, perché è un crocevia del mondo, una città senza frontiere. Tutti
ricordano che cosa successe l'11 di settembre 2001. Per me fu molto strano, perché
dopo 13 anni che avevo lavorato al Museo Ebraico a Berlino, l'11 settembre era
il primo giorno di apertura al pubblico di quel museo. Quando vedemmo le
immagini alla tv, le porte del museo chiusero. Per questo dico che non si deve
mai smettere di pensare alla storia. Perché la storia va sempre avanti, le cose
sono sempre interconnesse in un modo molto strano".
"Per quanto riguarda Ground Zero, posso sedere e
vederlo dalle mie finestre, ci passo la mattina e la sera, perché vi vivo e
lavoro vicino al cantiere. Negli ultimi anni ci sono stati molti sviluppi, per
completare e integrare il mio progetto che non è solo di costruire grandi
edifici, ma si tratta di connettere le memorie dell'11 settembre in un modo
molto profondo. Non si tratta solo della gente negli uffici, non si tratta solo
della bellezza luccicante dei grattacieli: questo progetto riguarda soprattutto
le strade di New York, la gente di New York, la gente di tutto il mondo.
Riguarda la vittoria della vita sulla morte".
Intervista di GQ a Daniel Libeskind
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